Pubblicata una revisione della letteratura sull’effetto della curcuma in relazione alla radioterapia
La curcuma è una spezia caratteristica della cucina orientale ma impiegata anche in piatti tipici di paesi europei delle rive del Mediterraneo. Una recente revisione della letteratura ne ha valutato l’effetto in relazione alla radioterapia usata per la cura dei tumori.
La curcuma è da tempo oggetto di studio per alcuni effetti ad essa attribuiti in termini di prevenzione e miglioramento delle di infiammazioni. Le è stata attribuita anche un’azione di prevenzione dei tumori e anche una capacità di aumentare la sensibilità delle cellule del cancro alla radioterapia. Parallelamente, la curcuma proteggerebbe le cellule non tumorali dalla stessa radioterapia. Nell’articolo appena pubblicato, si riassumono i risultati di studi che hanno valutato come e quanto la curcuma aumenti la sensibilità alla radioterapia dei cancri di: colon e retto, testa e collo, polmoni, fegato, pancreas e seno. Anche linfomi, sarcomi e tumori della prostata e dell’apparato riproduttivo femminile diventerebbero più sensibili a questo tipo di cura amplificandone l’efficacia. In particolare, riguardo al cancro del colon e del retto, nell’articolo si citano due ricerche che indicherebbero come la curcuma moduli l’attività di una molecola denominata Fattore Nucleare k delle cellule B attivate (abbreviato in NF-kB), che regola la sensibilità delle cellule tumorali alla radioterapia. Un altro meccanismo, attraverso il quale la curcuma amplificherebbe l’efficacia della radioterapia, sarebbe quello di una riduzione della formazione di nuovi vasi sanguigni, che sono indispensabili al cancro per svilupparsi e resistere alle cure. La curcuma ridurrebbe l’angiogenesi, vale a dire la formazione dei nuovi vasi e in questo modo diminuirebbe la capacità delle cellule del tumore di “difendersi” dalla radioterapia. Nell’articolo si forniscono informazioni dettagliate, sia sui processi attraverso i quali la curcuma rende il cancro più sensibile alla radioterapia, sia su quelli mediante i quali essa aumenta la resistenza dei tessuti normali alla somministrazione di raggi. Ad esempio si riporta l’efficacia della curcuma nel prevenire infiammazioni di pelle e di mucose in soggetti sottoposti a radioterapia.
Un limite, che lo stesso autore della revisione segnala, è che la maggior parte delle ricerche che hanno dimostrato gli effetti positivi della curcuma è stata eseguita in modelli sperimentali animali e gli stessi effetti non sono stati confermati da studi adeguati nell’uomo. Per questo si esprime l’auspicio che, in futuro, si sviluppino linee di ricerca che possano verificare l’efficacia di questo prodotto naturale nell’aumentare l’efficacia della radioterapia sui tumori e nel proteggere i tessuti normali dai potenziali effetti collaterali di quella cura.
Tommaso Sacco