Reti tempo-dipendenti, più certezze per il paziente
«Con l’accordo definitivo delle Regioni, doteremo il sistema sanitario di una road map con tutti i nodi e le relative connessioni delle reti tempo-dipendenti per assicurare una presa in carico del paziente che, per gravità e caratteristiche delle patologie, deve avvenire nei tempi giusti e nel luogo di cura più appropriato».
Così a ottobre scorso il presidente di Agenas Luca Coletto annunciava l’invio dal ministero della Salute alla Conferenza delle Regioni del documento sulle Reti tempo-dipendenti, che ha appena incassato il via libera della Stato-Regioni. Un altro tassello nel complesso puzzle del Dm 70 (punto 8.1 dell’allegato 1) .
Ora la stessa Agenas dedica al tema su cui a suo tempo aveva redatto le sue linee guida - i temi principali sono connessione tra strutture ospedaliere secondo il modello hub and spoke, maggiore integrazione tra rete ospedaliera e servizi territoriali basata su specifici Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta), condivisione di team multidisciplinari e multiprofessionali, adeguatamente formati, nonché stretto e puntuale monitoraggio dei tempi dei passaggi di setting assistenziale - ilnumero 42 della sua rivista Monitor . L’omogeneizzazione dei modelli di rete e l’attività di monitoraggio sono fissate come le due pietre miliari per ottimizzare la risposta assistenziale ai bisogni di cure del paziente, da Nord a Sud del Paese.
Questi, lo ricordiamo, sono gli ambiti considerati: la rete cardiologica per l’emergenza (estensione della Rete per l’infarto Stemi), la rete per la neonatologia e i punti nascita (che ribadisce il criterio minimo dei 500 parti l’anno per i punti nascita di I livello e fissa tra il 15% e il 25% le soglie massime dei cesarei) , la rete ictus e la rete trauma. Sistemi che fin dalla costituzione formale dovranno dotarsi «di un idoneo sistema di raccolta dati, finalizzato alla corretta valutazione e al monitoraggi dei livelli di efficienza, di efficacia, di qualità e sicurezza delle attività svolte».