Il dolore del neonato? Messo a punto a Torino e premiato a Barcellona il software che lo evidenzia
Così si misura oggettivamente la sofferenza dei piccoli in modo rapido e non invasivo registrando le espressioni facciali e parametri vitali.
Misurare in modo preciso se un neonato sta provando dolore è di fondamentale importanza: le procedure mediche cui deve andare incontro un nato pretermine e i piccoli pazienti ricoverati in terapia intensiva possono essere dolorose e spesso vanno ripetute più volte.
Il dolore continuo e ripetuto, in una fase precoce dello sviluppo del sistema nervoso, può avere conseguenze a breve e lungo termine, come una maggior percezione del dolore. I prematuri da adulti sono più sensibili agli stimoli dolorifici come ad esempio una ridotta soglia del dolore in età adulta.
Da tempo, i ricercatori sono al lavoro per aiutare i clinici, che dovrebbero essere allenati a riconoscere la sofferenza del neonato dalle sue espressioni facciali, dalla postura e dal comportamento, a valutare dettagliatamente il dolore. Uno strumento messo a punto presso la Neonatologia dell’ospedale Mauriziano di Torino, con la collaborazione di neonatologi, ingegneri e matematici, di recente premiato a Barcellona, permette tramite un software e tecnologia wireless di monitorare il dolore ed i parametri vitali come la frequenza cardiaca e respiratoria, del neonato. Sono numerosi gli studi sulla percezione del dolore nel neonato che intendono arrivare a strumenti di uso clinico.
Il nuovo sistema, automatico e non invasivo, prevede la videoregistrazione del volto e delle smorfie facciali attraverso una telecamera posta in prossimità dell’incubatrice, per i neonati ricoverati in Terapia Intensiva, o del fasciatoio, su cui vengono eseguite le procedure dolorose come i prelievi di sangue per i neonati non prematuri. Il medesimo algoritmo potrà essere facilmente implementato per utilizzo attraverso app e smartphone al letto del piccolo paziente in ospedale o addirittura a domicilio dai genitori se necessario.
I risultati preliminari del progetto, ideato dalla dottoressa Emilia Parodi, sono stati presentati al Congresso Internazionale di Ricerca Bioinformatica tenutosi a Barcellona, ed hanno ricevuto il premio come migliore contributo scientifico.
I dati di letteratura evidenziano come i professionisti abbiano difficoltà ad applicare la valutazione del dolore secondo le scale «tradizionali» nella pratica clinica-assistenziale quotidiana e come il reale impiego delle scale algometriche risulti estremamente ridotto: un uso sistematico è riportato solo nell’11-35% delle Terapie intensive neonatali. Le criticità maggiori sono legate alla scarsa oggettività e ripetibilità della valutazione, strettamente dipendente dall’esperienza dell’operatore sanitario e dal numero di parametri che è necessario monitorare contemporaneamente, e dal dispendio di tempo che l’esecuzione di questa pratica comporta per il clinico.
«Crediamo molto in questo progetto, che ha visto la collaborazione multidisciplinare di molte figure professionali, che ringraziamo per l’entusiasmo con cui si sono avvicinati ai nostri piccoli pazienti. Oltre ai clinici del Mauriziano ed agli ingegneri del Boella sono stati coinvolti infermieri pediatrici esperti di dolore della Neonatologia Universitaria, infermieri in formazione del Corso di Laurea in Infermieristica pediatrica dell’Università di Torino, statistici del Dipartimento di Matematica ed epidemiologi del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche» spiegano i neonatologi.
«Monitorare la frequenza cardiaca e respiratoria con tecnologia wireless contribuirà notevolmente al benessere del neonato che verrà finalmente “liberato” da fili e sensori, che, oltre a lesionare la pelle fragile del bimbo molto piccolo, possono limitare il contatto fisico con la mamma ed il papà».
#s3gt_translate_tooltip_mini { display: none !important; }