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Danno renale da mezzo di contrasto: inutile l’infusione di bicarbonati o la somministrazione di acet


Lo studio PRESERVE, condotto su oltre cinquemila pazienti ad alto rischio di danno renale da sottoporre ad angiografia, ha dimostrato che l’infusione di bicarbonati o la somministrazione di acetilcisteina per os è del tutto inutile ai fini della prevenzione delle complicanze da mezzo di contrasto (mortalità, necessità di ricorrere alla dialisi, elevazione persistente della creatinina a distanza di 90 giorni, nefropatia acuta da mezzo di contrasto

Come proteggere i reni dai possibili danni del mezzo di contrasto iodato usato per una serie di esami radiologici? Bicarbonati e acetilcisteina funzionano davvero? È la domanda alla base di uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e presentato in contemporanea al congresso dell’American Heart Association in corso ad Anaheim (Usa). In clinica, per prevenire i danni da mezzo di contrasto iodato, soprattutto nei soggetti a rischio, è invalsa la pratica di infondere bicarbonati e di somministrare acetilcisteina per via orale, pur in assenza di evidenze definitive di una loro efficacia. Lo studio PRESERVE è andato a valutare l’effetto di queste misure sul rischi di danni renali acuti in una popolazione di 5.177 pazienti ad alto rischio di complicanze renali, sottoposti ad angiografia; una parte di loro è stata assegnata a ricevere soluzioni di bicarbonato di sodio all’1,26% o un’infusione di soluzione fisiologica; gli altri sono stati assegnati al trattamento con acetilcisteina per os per 5 giorni o placebo.

L’endpoint primario era un composito di mortalità, necessità di ricorrere alla dialisi, aumento persistente dei valori di creatininemia di almeno il 50% rispetto ai valori di base, a distanza di 90 giorni. La nefropatia acuta da mezzo di contrasto è stato considerato un endpoint secondario. Lo studio è stato interrotto precocemente dopo l’analisi ad interim prevista nel suo disegno perché né i bicarbonati, né l’acetilcisteina sono risultati re favorevolmente l’endpoint primario; questo si è verificato nel 4,4% dei pazienti del gruppo trattato con bicarbonati, rispetto al 4,7% dei soggetti assegnati alla fisiologica e nel 4,6% dei pazienti nel gruppo acetilcisteina, rispetto al 4,5% di quelli assegnati al placebo. Nessuna differenza tra i vari gruppi è emersa anche per quanto riguarda la nefropatia acuta da mezzo di contrasto. Gli autori concludono dunque che tra i soggetti ad alto rischio di complicanze renali, che devono essere sottoposti ad angiografia, l’infusione di bicarbonati o la somministrazione di acetilcisteina non comportano alcun vantaggio rispetto all’idratazione con fisiologica o al placebo in termini di prevenzione di mortalità, necessità di dializzare il paziente, alterazione persistente della funzionalità renale a 90 giorni, prevenzione della nefropatia acuta da mezzo di contrasto. Lo studio è stato finanziato dal dipartimento dei Veterans Affairs (Office of Research and Development) e dal National Health and Medical Research Council of Australia.


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