Valvole cardiache che non funzionano. Nasce l’associazione dei malati
Le malattie delle valvole cardiache colpiscono 1 milione di italiani. Sottostimate, sottovalutate, eppure ad elevata mortalità se non curate, queste patologie sono note solo al 5% degli italiani e solo 2 su 100 pensano che valga la pena preoccuparsene
Per un europeo over 60 su due, il cuore umano ha due valvole, anche se uno su 100 ritiene non ne abbia alcuna e l’1% che ne abbia più di 10. Le valvole invece sono quattro: aortica, mitrale, tricuspide e polmonare. L’indagine è stata condotta dall’istituto di ricerca britannico Opinion Matters su circa 9mila europei di oltre 60 anni di età, in 9 Paesi, Italia inclusa, e presentata in occasione della nascita di “Cuore Italia - Heart Valve Voice”, associazione che aderisce all’omonima rete europea Heart Valve Voice. Obiettivo: dare voce alle persone con malattie delle valvole cardiache, far conoscere questi disturbi che, sino all’intervento cui si è sottoposto a giugno l’ex premier Silvio Berlusconi, erano ignorati dalla quasi totalità della popolazione. Sono malattie che colpiscono persone soprattutto anziane, la cui qualità di vita viene gravemente compromessa. «Eppure, le malattie delle valvole cardiache si possono individuare facilmente, diagnosticare e soprattutto curare» spiega Roberto Messina, presidente di Cuore Italia - Heart Valve Voice.
Riguardano un milione di italiani
«Il rischio di andare incontro a una malattia delle valvole cardiache cresce con l’età. La stenosi aortica, la forma più comune nei Paesi sviluppati, interessa tra il 2% e il 7% degli over 65 e oltre i 75 anni di età le malattie delle valvole cardiache riguardano il 13% della popolazione» ha detto Niccolò Marchionni, professore ordinario di Medicina Interna-Geriatria all’Università di Firenze, direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare AOU Careggi, Firenze e membro del Comitato scientifico Cuore Italia - Heart Valve Voice. Dimensioni impressionanti e che lo diventeranno sempre di più. «Eurostat stima che gli attuali 85 milioni di over 65 nell’Unione Europea raddoppieranno, raggiungendo quasi un terzo della popolazione continentale nel 2050. Stiamo dunque parlando di milioni di persone potenzialmente soggette a malattie delle valvole cardiache - ha sottolineato Alessandro Boccanelli, presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe) e membro Comitato scientifico Cuore Italia - Heart Valve Voice -. In Italia, già oggi si calcola in quasi 1 milione il numero delle persone colpite, in forma moderata o grave, da stenosi aortica o insufficienza mitralica».
Poco interesse, scarsa preoccupazione
Eppure secondo l’indagine Opinion Matters, solo 7 europei su 100 sanno che cosa sia la stenosi aortica - il restringimento del lume della valvola, causato per lo più da depositi calcifici sui lembi valvolari, che impedisce il corretto flusso del sangue dal cuore all’aorta. Gli italiani, con un dato del 5%, risultano sotto questa non lusinghiera media, ma la situazione è tutto fuorché incoraggiante nel Vecchio continente: andiamo da un 13% di Olanda e Germania, allo 0,1% della Svezia. «Ciò che è peggio - commenta Gennaro Santoro, Cardiologo interventista, anche lui membro del Comitato scientifico Cuore Italia - è il fatto che, oltre a non conoscere queste malattie e i loro sintomi, le persone non sembrano neanche esserne particolarmente interessate o preoccupate, nonostante le forme più gravi possano portare a morte nel giro di 2-3 anni». Infatti, con un dato coincidente tra Italia e UE, solo 2 persone su 100 pensano che siano malattie di cui preoccuparsi. Tumori e morbo di Alzheimer sono gli spauracchi, con il 28% e il 26% rispettivamente, ma italiani ed europei temono, nell’ordine, ictus, infarto, diabete, artrosi e malattie respiratorie più dei disturbi alle valvole cardiache.
Come viene fatta la diagnosi
Almeno i nostri connazionali sanno a chi rivolgersi, in caso di sintomi, non caratteristici, ma che comunque devono far suonare un campanello d’allarme: dolore al petto, vertigini o palpitazioni, carenza di fiato, stanchezza o affaticamento. Il 43% ne parlerebbe con il cardiologo, il 29% con il proprio medico di medicina generale; un 22% si recherebbe al pronto soccorso e il 5% vorrebbe direttamente un consulto cardiochirurgico. «La prima diagnosi è abbastanza semplice: basta auscultare il cuore con un fonendoscopio per ascoltare il caratteristico ‘soffio’, che di solito è la prima indicazione di un disturbo a una valvola cardiaca. Successivamente, per conferma, si eseguono un elettrocardiogramma e un’ecocardiografia» ricorda Santoro. Se diagnosticate tempestivamente, le malattie delle valvole cardiache possono essere curate e, con le cure adeguate, si può riacquistare una buona qualità di vita. «Una valvola cardiaca danneggiata può essere riparata oppure sostituita con un intervento cardiochirurgico, la cui tecnica è andata via via migliorando negli anni con la messa a punto di procedure minimamente invasive, sino alla più recente TAVI, un intervento per sostituire la valvola aortica senza aprire il cuore, nelle persone considerate a rischio troppo elevato per un intervento di cardiochirurgia», spiega Pierluigi Stefano, direttore Cardiochirurgia, AOU Careggi di Firenze, membro del Comitato scientifico Cuore Italia.
Un percorso di cura chiaro ed efficace
L’Associazione Cuore Italia - Heart Valve Voice, con sede a Roma, nasce dalla collaborazione con Senior Italia Federanziani, per promuovere la diagnosi precoce delle malattie delle valvole cardiache e garantire un percorso di cura chiaro ed efficace, abbattendo i principali ostacoli per l’accesso alle terapie: dalla scarsa conoscenza della malattia agli esigui finanziamenti per le procedure di ricerca innovative. «Siamo convinti che le persone con disturbi alle valvole cardiache meritino le migliori cure, in particolare gli anziani. Il nostro obiettivo è cambiare la cura delle malattie delle valvole cardiache e aiutare le persone a condurre una vita qualitativamente migliore. Ci rivolgiamo a chi soffre o è a rischio di queste malattie, ai loro familiari e amici, ma anche a tutte le persone che vogliono aderire alla nostra campagna di sensibilizzazione per migliorare la cura di queste malattie» ha concluso Roberto Messina.