Screening neonatali nei Lea, approvata la legge
La commissione Igiene e Sanità ha approvato all’unanimità il “Ddl Taverna”, che introduce nei Livelli essenziali di assistenza gli screening neonatali obbligatori, oggi erogati in ordine sparso solo da una manciata di Regioni.
D’ora in poi il monitoraggio, come recita l’articolo 1 della legge “Disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle malattie metaboliche ereditarie”, sarà effettuato «su tutti i nati a seguito di parti effettuati in strutture ospedaliere o a domicilio, per consentire diagnosi precosi e un tempestivo trattamento delle patologie». Gli accertamenti diagnostici andranno realizzati per le malattie metaboliche ereditarie per cui esistano evidenze scientifiche di efficacia terapeutica o per cui sia comprovato che una diagnosi precoce rappresenti un vantaggio in termini di accesso a terapie in stato avanzato di sperimentazione, anche di tipo dietetico. «Grandissima gioia e soddisfazione per un traguardo che ho atteso per tre anni»: così la prima firmataria Paola Taverna (M5S), esulta al varo di un testo grazie al quale «esami fondamentali vengono inseriti nei Lea e vengono estesi in ogni Regione, senza più nessuna distinzione tra nord e sud. È una vittoria importantissima e siamo orgogliosi che la prima legge del M5S ad essere stata approvata sarà di aiuto a tante famiglie italiane e a tanti bambini che da oggi hanno una speranza di vita in più».
L’obiettivo più difficile da centrare è proprio ora il raggiungimento della massima omogeneità sul territorio nazionale: a questo serve l’attivazione del Centro di coordinamento sugli screening neonatali, che tra l’altro dovrà controllare i costi per la realizzazione del monitoraggio individuando standard comuni, così come stabilendo il bacino di utenza, in cui potranno essere accorpate anche aree geografiche vicine. Anche le famiglie andranno “seguite” secondo procedure comuni, mentre spetterà al ministero della Salute predisporre un protocollo operativo con le modalità di presa in carico del paziente positivo allo screening. All’Agenas, poi, la valutazione Hta su quali screening neonatali effettuare.
Rispetto agli oneri stimati, per un totale di 25,715 milioni l’anno a decorrere dal 2016, spetterà sempre al ministero della Salute vigilare che non si verifichino o si sia anche solo a rischio di scostamenti: in questo caso interverrà il Mef che viene anche autorizzato ad apportare «le occorrenti variazioni di bilancio». «Molto soddisfatta» si dichiara la ministra della Salute Beatrice Lorenzin: «Si tratta di misure significative che ho fortemente sostenuto - dichiara - e voglio esprimere la mia personale gratitudine per il lavoro svolto da tutti i gruppi parlamentari, capaci di raggiungere un obiettivo fondamentale come lo screening neonatale, la diagnosi precoce di patologie per cui la tempestiva presa in carico ed avvio di adeguato trattamento. Lo screening neonatale esteso non rappresenta un costo - prosegue la ministra - ma un investimento per la salute. Proprio partendo da questi presupposti, sono evidenti le motivazioni per le quali, la legge è da considerarsi una misura sanitaria di notevole portata; grazie ad essa, infatti, si potranno effettuare sull'intero territorio nazionale gli screening allargati”. Plaude anche il sottosegretario alla SaluteVito De Filippo. «Siamo tutti consapevoli - afferma - che effettuare lo screening neonatale esteso non rappresenta un costo, bensì un investimento per la salute, sostituendo il principio del rapporto costi-benefici on quello del costo-opportunità. Il beneficio non è solo legato la paziente ed alla sua famiglia ma rappresenta una razionalizzazione nell’impiego delle risorse del Sistema sanitario, nel senso che avviare un percorso di cura prima dell'insorgenza dei sintomi è, senza dubbio, meno oneroso della gestione di un paziente con alto rischio di invalidità conseguente al ritardo diagnostico. Affinché un programma di screening sia efficace, non solo dal punto di vista clinico ma anche di sanità pubblica (prevenzione collettiva, costo/beneficio, equità d'accesso, etc.), è necessario garantire il raggiungimento e l’esecuzione del test al 100% della popolazione di riferimento, nel rispetto della tempistica che deve fornire precisi e definiti percorsi clinici, con protocolli operativi ottimizzati all'impiego delle risorse da parte dei vari operatori coinvolti nel processo: i consultori familiari, i centri nascita, il Centro screening, il Centro di riferimento clinico, il pediatria del territorio. Questo risultato si può conseguire solo mediante una legge che rende uniforme il sistema sull'intero territorio nazionale e supera ogni diseguaglianza di accesso ai servizi sanitari delle diverse regioni».
Per il senatore Luigi d’Ambrosio Lettieri (CoR), componente della commissione Igiene e Sanità del Senato, la legge è «un atto di civiltà che conferma la possibilità, quando si vuole davvero, di fare buona politica. Dovremmo continuare così. Lo scopo della legge è consentire, in tempo utile, la diagnosi di malattie, metaboliche e rare, per le quali è oggi possibile effettuare una terapia. Patologie per le quali vi siano, insomma, evidenze scientifiche che una diagnosi precoce possa comportare benefici per il nascituro, come il miglioramento della qualità e dell'aspettativa di vita. La legge, inoltre, prevede anche i criteri di aggiornamento del panel delle malattie da sottoporre a screening neonatale obbligatorio, sinora limitate a tre. Ci auguriamo - prosegue - che le Regioni si adeguino nei sei mesi di tempo previsti dall’entrata in vigore della legge alle disposizioni perché la diagnosi precoce neonatale allargata sia operativa e omogenea su tutto il territorio nazionale».