Arriva anche in Italia nintedanib per la fibrosi polmonare idiopatica
Nintedanib, farmaco di Boehringer Ingelheim per il trattamento della Fibrosi Polmonare Idiopatica, approvato dall’Ema nel gennaio 2015, ha ottenuto la rimborsabilità anche in Italia. Si stima che nel nostro Paese circa 15.000 persone soffrano di Fibrosi Polmonare Idiopatica (con circa 4.500 nuovi casi l’anno), una malattia respiratoria progressiva e cronica, caratterizzata da formazione di tessuto cicatriziale nei polmoni, con conseguente e progressiva perdita della funzionalità respiratoria nel tempo. Si manifesta con sintomi aspecifici, quali tosse secca e dispnea da sforzo, ed è ritenuta una malattia ‘killer’ in quanto il tasso di sopravivenza a 3 anni è di circa il 50%, peggiore di quella di molti tumori maligni. La causa della Fibrosi Polmonare Idiopatica è sconosciuta, anche se si pensa sia indotta dalla risposta a lesioni ripetute dell’epitelio polmonare, che inducono un’attività riparatrice anomala, con un’eccessiva deposizione di tessuto connettivo, che porta alla perdita funzionale della barriera alveolo-capillare preposta al trasferimento dell’ossigeno al sangue. “E’ una malattia rara e come tutte le patologie rare ha difficoltà diagnostiche, così che il ritardo medio della diagnosi dai primi sintomi è di circa di tre anni – dichiara il professor Alberto Pesci, direttore della Clinica di Pneumologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ASST di Monza e Brianza – La diagnosi viene eseguita in Centri Esperti dove è possibile attuare una strategia detta ‘discussione multidisciplinare’, ovvero condivisione della diagnosi da parte di uno pneumologo, radiologo e anatomopatologo riuniti in seduta comune”.
La Fibrosi Polmonare Idiopatica colpisce sia uomini che donne, con una maggior prevalenza nel sesso maschile, soprattutto dopo i 50 anni, con età media alla diagnosi, di 66 anni. I principali fattori di rischio associati alla malattia sono il fumo di sigaretta e il reflusso gastro-esofageo. “Per questa malattia, fino a pochi anni fa, non esisteva alcun trattamento – continua Pesci – A partire dagli anni 2000 sono stati condotti diversi studi randomizzati, controllati e in doppio cieco, che hanno permesso di analizzare, ad oggi, più di 5.000 pazienti affetti da Fibrosi Polmonare Idiopatica e di individuare molecole efficaci per il suo trattamento che, sebbene non siano in grado di curare la patologia, possono rallentarne significativamente la progressione. Questo consente ai pazienti di avere un’aspettativa di vita più lunga e qualitativamente migliore. Questo è ancor più vero nei pazienti in lista di attesa per trapianto polmonare (soluzione finale solo nei pazienti candidabili). Il primo farmaco efficace ad entrare sul mercato tre anni fa è stato pirfenidone – aggiunge il professore – ora l’arsenale terapeutico a disposizione dei clinici si è arricchito con nintedanib”. Nintedanib è un inibitore delle tirosin-chinasi (TKI), che ha come bersaglio tre recettori dei fattori di crescita che hanno dimostrato di essere potenzialmente coinvolti nella patogenesi delle Fibrosi Polmonare Idiopatica: il recettore del fattore di crescita endoteliare vascolare (VEGFR), il recettore del fattore di crescita fibroblastico (FGFR) e il recettore del fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGFR).
Le potenzialità di utilizzo di nintedanib sono state dimostrate da due studi registrativi, INPULSIS 1 e 2, che hanno coinvolto oltre 1.000 pazienti e che hanno dimostrato l’efficacia del farmaco nel rallentare l’evoluzione della malattia, riducendo del 50% il declino della funzionalità polmonare. Ma non solo, gli studi hanno anche dimostrato la capacità di nintedanib di ridurre del 47% il rischio di esacerbazioni acute della malattia, eventi clinici di tale gravità da essere spesso fatali. “Il farmaco – aggiunge il professor Pesci – agisce indipendentemente dalla gravità della malattia. Una peculiarità di nintedanib, infatti, è quella di poter trattare pazienti con la malattia ancora in una fase precoce (con capacita vitale forzata al momento della diagnosi superiore al 90%) dove, probabilmente, intervenendo in modo tempestivo, si può ottenere un miglioramento della prognosi. Ma allo stesso tempo, AIFa ha riconosciuto la possibilità di utilizzare il farmaco anche nei pazienti gravi (con una capacità di diffusione polmonare ridotta fino al 30%), permettendo di reclutare un’altra importante porzione di pazienti, che altrimenti non potrebbe essere trattata adeguatamente. Altrettanto significativa è la possibilità di somministrare il farmaco a pazienti con età superiore agli 80 anni”.
“La comunità dei pazienti non può che accogliere con entusiasmo l’arrivo nel nostro Paese di un nuovo trattamento per la Fibrosi Polmonare Idiopatica – dichiara Alessandro Giordani, presidente dell’Associazione Pazienti ‘Un Respiro di Speranza’ – una malattia molto invalidante che rende difficile anche lo svolgimento delle normali attività quotidiane. E’ per noi molto importante, dunque, sapere di poter contare su un nuovo farmaco efficace, che può migliorare la qualità di vita, ma soprattutto sicuro, i cui effetti collaterali sono lievi e facilmente prevedibili”. “Siamo soddisfatti di poter rendere disponibile a pazienti e medici anche in Italia nintedanib, farmaco in grado di rallentare in maniera significativa la progressione di questa grave malattia - ha commentato Anna Maria Porrini, presidente di Boehringer Ingelheim Italia - Con questa approvazione Boehringer Ingelheim è ancora una volta all’avanguardia nel fornire ai pazienti farmaci innovativi, così come lo è stata con l’introduzione di vari altri farmaci negli ultimi anni. Nintedanib – continua Anna Maria Porrini - è stato reso disponibile già a fine 2014 dall’azienda in Italia, sostenendo tutti i costi dell’iniziativa, attraverso il programma di uso compassionevole, rivolto ai pazienti per i quali non esisteva alcuna alternativa terapeutica. Ad oggi sono 515 i pazienti italiani per i quali i medici hanno richiesto la fornitura di nintedanib. In seguito alla definizione dei criteri di rimborsabilità che ha adottato AIFa, solo una parte dei pazienti attualmente in terapia potrebbe accedere all’uso del farmaco a carico del Servizio Sanitario Nazionale – conclude Anna Maria Porrini – Boehringer Ingelheim, per garantire la continuità terapeutica, ha deciso per i restanti pazienti, di dare la possibilità, in accordo con i loro clinici, di continuare il trattamento con il relativo costo a carico dell’azienda”. (ELISA DE DONNO)