Ictus. Efficace la combinazione di trombectomia e trombolisi
È quanto suggerisce una metanalisi, proveniente dal Portogallo, nella quale sono stati considerati gli studi randomizzati pubblicati, sia quelli con risultati negativi, sia quelli che hanno avuto esiti positivi.
Una trombectomia intra-arteriosa, in aggiunta alla trombolisi farmacologica endovenosa (IV), potrebbe essere più efficace per i pazienti colpiti da ictus in seguito a una grossa occlusione arteriosa. È quanto suggerisce una metanalisi, proveniente dal Portogallo, nella quale sono stati considerati gli studi randomizzati pubblicati, sia quelli con risultati negativi, sia quelli che hanno avuto esiti positivi. “Rispetto alla sola trombolisi endovenosa, considerata come standard nel trattamento dell’ictus ischemico, l’approccio combinato aumenta la probabilità di ottenere buoni risultati funzionali, fino a 90 giorni dopo l’ictus, senza modificare la probabilità di decessi o di emorragia intracerebrale”, ha precisato Joana Briosa Neves del Ospedale de Santa Maria, Centro Hospitalar Lisboa Norte di Lisbona. E ha aggiunto che le prove ottenute sono “abbastanza robuste per dire che non sono necessari ulteriori studi” per quanto riguarda il vantaggio di aggiungere la trombectomia intra-arteriosa alla trombolisi per via endovenosa. La revisione degli studi
Per la loro analisi, pubblicata dal BMJ, Neves e colleghi hanno sistematicamente esaminato la letteratura scientifica fino al 2015 nella quale erano inclusi gli studi randomizzati e controllati che confrontano il trattamento endovascolare con le cure mediche solo negli adulti con ictus ischemico. Hanno così evidenziato, in un’analisi aggregata di 10 studi condotti su oltre 2.900 pazienti, che la trombectomia endovascolare, ha apportato buoni risultati a più pazienti (secondo punteggi modificati della scala Rankin inferiori o uguali a 2) e ottimi risultati (con un punteggio pari o meno a 10 ), 90 giorni dopo l’ictus. Inoltre, non vi erano differenze nella mortalità o nei tassi di emorragia intracranica sintomatica tra i gruppi. Va precisato anche, che nella maggior parte degli studi considerati, oltre il 86% dei pazienti sono stati trattati con stent retriever e i tassi di ricanalizzazione sono stati superiori (> 58%) rispetto a quanto riportato in studi prcedenti. Si notava, anche, una significativa eterogeneità tra gli studi, ma questa è scomparsa quando sono stai aggregati in un unico gruppo i tre studi pubblicati nel 2013, e sette del 2015 separati in un altro gruppo unico. I risultati Secondo i ricercatori, questa evidenza era coerente con la loro ipotesi primaria, sull’eterogeneità delle prove degli studi condotti nel 2013 e quelle degli studi del 2015, e questo si deve maggiormente alle differenze nei disegni sperimentali che riguardano essenzialmente i campioni di popolazione utilizzati e i tipi d’intervento. Va anche considerato che, mentre non vi era alcuna differenza sull’efficacia dell’intervento tra i gruppi in base ai risultati del 2013, l’analisi delle prove in sottogruppi degli studi del 2015 ha evidenziato invece relazione del rischio di 1,56 (95% CI: 1,38-1,75) per i buoni risultati funzionali e di 0,86 (0,69-1,06) per la mortalità tra i pazienti che hanno ricevuto il trattamento endovascolare. I commenti Lo studio ha sollevato alcuni commenti che ponevano l’accento sui notevoli progressi acquisiti nel trattamento di trombectomia endovascolare per l’ictus in caso di ostruzione di grossi vasi arteriosi cerebrali. I nuovi trattamenti di trombectomia con gli stent endovascolari permettono di allargare ulteriormente la finestra di tempo che intercorre tra l’evento e il trattamento, cosa che non era possibile con la sola trombolisi farmacologica. Gli autori stessi hanno, comunque, precisato la necessità di ulteriori studi volti soprattutto all’identificazione tempestiva dei pazienti che possano riportare i maggiori benefici dagli interventi di trombectomia intravascolare; forse si dovrebbero per questo sviluppare metodi di supporto con imaging neuro-funzionale. Tuttavia già alla luce di questi risultati si può dire che gli interventi di trombectomia endoarteriosa cerebrale sono giunti ad una svolta epocale simile a quella che si è già verificata per il trattamento degli eventi acuti cardiaci. Fonte: BMJ 2016 Lorraine L. Janeczko