35° Congresso ESTRO. Scoperto come la radioterapia stereotassica possa essere associata ad un increm
Nei pazienti sottoposti a radioterapia stereotassica per carcinoma del polmone può aumentare il rischio di mortalità non correlata al tumore. Uno studio propone di implementare l’utilizzo di nuove tecniche radioterapiche che riducano la dose ricevuta dal cuore.
Un gruppo di ricercatori ha scoperto come l’utilizzo di una particolare forma di radioterapia impiegata per la cura dei tumori del polmone in stadio iniziale, la radioterapia stereotassica, possa essere associata ad un modesto incremento della mortalità per altre cause (non correlate al tumore), qualora la dose di radiazioni ricevuta dal cuore sia elevata. In particolare alte dosi di radiazioni all’atrio sinistro ed alla vena cava superiore (una struttura venosa centrale che drena il sangue venoso dalla testa, dal collo e dagli arti superiori verso il cuore) sembrano essere correlate con un’aumentata mortalità. Barbara Stam ha esposto a Torino, al 35° Congresso della Società Europea di Radioterapia e Oncologia (ESTRO), i risultati dello studio e si propone di esplorare in futuro nuove tecniche radioterapiche che consentano di risparmiare al meglio le strutture cardiache: "I nostri risultati - ha dichiarato Barbara Stamn al Congresso - mostrano come, anche entro pochi anni dal trattamento, la dose ricevuta dal cuore sia associata ad un piccolo incremento di mortalità per cause non correlate al tumore ed indica quali specifiche regioni del cuore sono più a rischio. È quindi necessario validare questi risultati e continuare le ricerche per comprendere al meglio quali siano le strutture più critiche. Dal punto di vista clinico questo studio pone le basi per l’utilizzo di tecniche radioterapiche che risparmino al meglio il cuore. I prossimi studi chiariranno se sia possibile risparmiare tali strutture, se questo avvenga a scapito di altre strutture e se possa incrementare la sopravvivenza. Ulteriori ricerche in questo campo sono necessarie".