Tiroide: un tipo di cancro in realtà non è cancro.
Una variante di tumore finora considerata pericolosa e come tale trattata, è stata riclassificata: i pazienti non verranno più operati.
Una variante di tumore alla tiroide classificata come cancro, e quindi trattata con intervento chirurgico per l’asportazione della ghiandola e radioterapia, non è in realtà “cancro”. Un gruppo internazionale di esperti americani ha proposto un cambiamento di nome che solo apparentemente è una questione di forma, e che in realtà avrà conseguenze ben concrete sulla vita dei pazienti e sul modo in cui vengono curati.
Il tumore della tiroide è uno di quelli che negli ultimi anni viene diagnosticato assai più spesso che in passato: da dati sulla casistica americana, che però sono sostanzialmente applicabili anche all’Europa e all’Italia, le diagnosi sono triplicate negli ultimi trent’anni. Oggi i tumori alla tiroide rappresentano circa l’1-2 per cento di tutti i tipi di cancro. Da diverso tempo gli esperti sospettano che in realtà questa esplosione di casi sia solo apparente: con l’ecografia e le biopsie eseguite con la tecnica dell’ago aspirato, vengono probabilmente individuati molti casi di tumori che in realtà non avrebbero mai dato nessun segno di sé. A conferma di questa ipotesi c’è il dato che, a fronte di diagnosi triplicate, la mortalità è rimasta stabile negli anni, anzi è leggermente diminuita. “Per questo motivo, è probabile che oggi curiamo in modo invasivo tumori che non avrebbero dato alcun problema” osserva Paolo Vitti, professore di endocrinologia all’Università di Pisa.
È in questo contesto che si inseriscono le nuove e importanti indicazioni dello studio americano, appena pubblicato su Jama Oncology. “In gran parte, i tumori della tiroide tendono a essere poco aggressivi e rispondono bene alle cure, ma c’è un tipo che è particolarmente poco aggressivo, chiamato variante follicolare, e che costituisce circa un quinto dei casi” spiega Vitti. Il sospetto che proprio questi tumori, in particolare i noduli completamente incapsulati (cioè interamente circondati da una capsula fibrosa) siano trattati in modo eccessivo, con l’intervento chirurgico di asportazione della tiroide, la terapia radiometabolica e poi controlli ravvicinati per molti anni, c’è da tempo. La conseguenza è che negli ultimi anni, alcuni specialisti sceglievano di non operare immediatamente questi pazienti, ma di tenerli in osservazione. “Anche se in questo modo si agiva contro le raccomandazioni ufficiali” continua Vitti.
Le nuove indicazioni americane, in pratica, non fanno che sanare la situazione. Dopo aver raccolto alcune centinaia di casi da vari centri in tutto il mondo, Togliendo l’etichetta di “cancro” a questi noduli e chiamandoli in un altro modo, cioè noninvasive follicular thyroid neoplasm (neoplasia tiroidea follicolare non invasiva), sostanzialmente dichiarano in modo aperto che non si tratta della tanto temuta patologia. Una dichiarazione che ha anche effetti psicologici molto importanti sulla vita dei pazienti, liberandoli dal peso di una diagnosi che, nonostante le rassicurazioni dei medici, spesso vivono con angoscia. Yuri Nikiforov, il patologo che è stato il principale sostenitore del cambiamento di nomenclatura, ha dichiarato al New York Times che nel centro di Pittsburgh dove lavora stanno richiamando i pazienti che in passato hanno avuto questo tipo di diagnosi per tranquillizzarli e per dire loro ufficialmente che non hanno avuto il cancro.
In Italia, le principali società mediche e scientifiche legate all’endocrinologia stanno lavorando ad analoghe nuove linee guida. Secondo le stime, potrebbero essere circa 3mila persone l’anno, in prevalenza donne, cui d’ora in avanti verrà risparmiata una diagnosi di cancro alla tiroide per una patologia che di fatto non si comporta come un cancro.