VI° CONGRESSO CO.R.TE. Curare le lesioni a legamenti e tendini grazie a supporti 3D.
Non solo: si utilizzano terapie per le cartilagini del ginocchio con il laser, concentrati midollari per ricostruire strutture articolari e robot ‘fisioterapisti’ per tornare a camminare.
I tendini e i legamenti sono tessuti fibrosi specializzati che svolgono principalmente una funzione meccanica: i primi permettono la trasmissione delle forze dal muscolo all’osso per generare il movimento, i secondi garantiscono la stabilità tra le giunture ossee che collegano. “Gravi lesioni di tali strutture sono associate all’insorgere di problematiche a livello motorio – dice il professor Raoul Saggini, ordinario di Medicina fisica e riabilitativa della facoltà di Scienze dell'educazione motoria dell'Università di Chieti intervenendo alla VI° conferenza Italiana per lo studio e la Ricerca sulle Ulcere, Piaghe, Ferite e la Riparazione tessutale CO.R.TE. presieduta dal professor Nicolò Scuderi – l fatto inoltre di non poter andare incontro a rigenerazione spontanea ha portato a ricercare modalità alternative per la loro ricostruzione. La strada degli innesti allogenici e xeno genici, finalizzati alla rigenerazione tissutale, è stata abbandonata per una serie di motivi: difficoltà nella coltura cellulare in vitro, prolungata risposta infiammatoria in vivo, tempi troppo lunghi per l’impianto. L’utilizzo di scaffold, ovvero ‘impalcature’, supporti in 3D realizzati con materiale sintetico (acido poliglicolico) o naturale (collagene) per ospitare la crescita di cellule adeguate, sembra invece un approccio molto promettente.
Il laser per trattare le lesioni delle cartilagini del ginocchio. Uno studio ha valutato gli effetti del trattamento laser Nd:YAG ad alta intensità su pazienti con lesioni cartilaginee a livello del ginocchio. I pazienti sottoposti al trattamento laser hanno mostrato una buona rigenerazione delle aree danneggiate, con un’integrazione dei tessuti circostanti, soprattutto nei pazienti più giovani. Il trattamento con laser Nd:YAG ad alta intensità, sembra dunque favorire la rigenerazione del tessuto cartilagineo in tempi brevi (45-60 giorni) nel trattamento delle lesioni cartilaginee. I risultati ottenuti hanno un notevole significato clinico; il trattamento terapeutico con Nd:YAG ad alta intensità, non invasivo e senza effetti collaterali, sembra dunque promettente per la cura delle lesioni cartilaginee nell’uomo.
La chirurgia per ‘rigenerare’ i tessuti. Il campo della medicina rigenerativa ha compiuto molti progressi verso lo sviluppo di applicazioni in grado di migliorare le tecniche chirurgiche fino ad ora utilizzate per la rigenerazione di tessuti danneggiati. In campo ortopedico le ricerche attualmente in corso, sono incentrate sul perfezionamento delle strategie impiegate nella riparazione delle lesioni cartilaginee ed osteo-cartilaginee e ad estenderne le applicazioni. La cartilagine articolare può subire una serie di alterazioni dovute ad eventi di tipo traumatico che sono responsabili della sua degenerazione. Per questo gli interventi di ricostruzione articolare sono da sempre oggetto di studio e negli ultimi anni si sono identificate strategie terapeutiche alternative che permettono la rigenerazione di nuovo tessuto. L’uso del concentrato midollare potrebbe rappresentare una valida alternativa alle tecniche tradizionali in quanto consente di trapiantare in un unico atto chirurgico ‘l’intero potenziale rigenerativo’ espresso dalla componente cellulare e dalle cellule accessorie necessarie al corretto mantenimento del microambiente circostante.
Ekso, il robot per tornare a camminare. Tornare a deambulare in autonomia, a vedere il mondo dall’alto e non da una sedia a rotelle, tornare ad essere autonomi. E’ quanto promette Ekso (della Ekso Bionics di Richmond California) un robot indossabile che permette ai pazienti di stare in piedi sulle proprie gambe. Verrà utilizzato presso i centri di riabilitazione e le unità spinali. Questo concentrato di tecnologia si indossa come una tuta sopra gli indumenti e viene attivato grazie al bilanciamento del corpo. La struttura di acciaio e carbonio è attivata da quattro motori elettromeccanici alimentati da due batterie che gli danno un autonomia di circa 4 ore. Indossato l’esoscheletro, 16 sensori riconoscono le intenzioni dell’utente in tempo reale calcolando e compiendo i movimenti corrispondenti. L’esoscheletro nel paraplegico, può essere utilizzato con l’ausilio di un telecomando o con l’aiuto di un fisioterapista per coordinare i movimenti; in una prima fase dell’utilizzo occorre essere coadiuvati, nella seconda fase quando si è presa confidenza con l’apparecchio, si deambula da soli grazie all’utilizzo di un deambulatore o due stampelle intelligenti. Nell’emiplegico, il paziente viene accompagnato dai fisioterapisti, facendo riscoprire al paziente la facilità del cammino e il piacere dello stare in piedi, con notevoli vantaggi dal punto di vista cognitivo e riabilitativo. Ekso è regolabile in altezza, da 1 metro e 50 centimetri a 1 metro e 90 centimetri, il peso massimo che supporta è di 100 chilogrammi. Può essere adattato nel giro di pochi minuti da una persona all’altra. Per poter applicare la tecnologia anche ad ulteriori patologie, migliorando la riabilitazione dell’ictus, tetraplegie e paraplegie incomplete, sclerosi multipla, atassia e di tutte quelle patologie demielinizzanti, è stato sviluppato un sistema chiamatoVariable Assist. Questo sistema, permette di rilevare la forza residua dell’arto del paziente, compensando il gap mancante per il normale ciclo del passo. Questa opzione, applicabile ad uno o ad entrambi gli arti, è un valido aiuto per tutte quelle patologie invalidanti che necessitano un training riabilitativo agli arti inferiori.
(CARLOTTA DONNINI)