Discopatia, l'efficacia della biacuplastica.
Procedura chirurgica mininvasiva per il trattamento del dolore.
Il dolore provocato da una discopatia può essere positivamente trattato grazie alla biacuplastica. Si tratta di una procedura chirurgica mininvasiva che agisce attraverso l'ablazione dei neuroni che trasportano il segnale doloroso. La tecnica, presentata nel corso del meeting annuale dell'American Academy of Pain Medicine, mostra una riduzione consistente dei sintomi riportati dai pazienti a un anno dall'intervento. Michael Gofeld, anestesista presso il St Michael's Hospital and Women's College Hospital di Toronto e coordinatore dello studio, commenta: «È probabilmente il solo studio nell'area della terapia del dolore interventistica che ha mostrato consistenti miglioramenti nel tempo, molti mesi dopo la fine del trattamento. Tipicamente gli interventi sul dolore comportano miglioramenti dai tre ai sei mesi e poi il dolore ritorna». La procedura prevede il posizionamento di speciali sonde termiche nella parte posteriore del disco che producono un'ablazione dell'area alla base del dolore. Si tratta di una tecnologia simile a quella utilizzata per la distruzione delle masse tumorali.«Non c'è nulla di sostanzialmente nuovo sotto il sole - ha spiegato Gofeld - ma ora disponiamo di un nuovo strumento per trattare il mal di schiena. Con la biacuplastica il disco degenerato non migliora ma i pazienti possono recuperare uno stato funzionale soddisfacente e tornare al lavoro e alle normali attività quotidiane».L'intervento non sembra associato a complicazioni. Alcuni studi hanno segnalato dolori transitori, ma secondo il medico canadese dipende dalla scelta impropria dei pazienti, che mostravano dischi molto degenerati.Al contrario, per accedere alla biacuplastica è necessario che la malattia non presenti una degenerazione del disco superiore al 50 per cento. Inoltre deve essere assente il dolore al nervo sciatico.«I pazienti con patologia degenerativa multilivello non sono buoni candidati perché in questi casi il problema è tipicamente di origine genetica ed è inoltre importante che lo spessore del disco sia relativamente preservato perché la procedura sia sicura», conclude Gofeld.
Andrea Piccoli
