Ricerca su aspirina: contrasta tumori gastrointestinali e al colon e retto.
Pubblicati su Jama Oncology i risultati di un gigantesco studio durato 32 anni su un campione di 135 mila persone. L'assunzione costante per 6 anni di due pasticche di acido acetilsalicilico riduce del 15% il rischio del cancro al tratto gastrointestinale e del 19% delle forme colon rettali.
Assumere regolarmente l'aspirina, almeno due volte alla settimana per sei anni, sembra proteggere da diversi tumori, in particolare quelli che interessano il tratto gastrointestinale e il colon retto. Lo afferma una ricerca del Massachusetts General Hospital di Boston pubblicata oggi su JAMA Oncology. I medici di Boston hanno infatti scoperto che assumere l'acido acetilsalicilico con regolarità riduce del 15% il rischio del cancro al tratto gastrointestinale e del 19% il rischio del tumore al colon e retto. Lo studio, durato ben 32 anni, ha osservato un campione di oltre 135.000 uomini e donne, malati e sani, ed ha incluso anche gli effetti su chi fa regolarmente la colonscopia. "Il farmaco - sostengono i ricercatori - potrebbe prevenire il 17% dei tumori colon rettali fra coloro che non si sottopongono all'endoscopia, ma anche l'8,5% degli stessi tumori in chi invece vi si sottopone". Gli studiosi ipotizzano che l'assunzione del farmaco potrebbe diventare uno strumento valido di prevenzione a basso costo e quando lo screening rimane incerto. Gli autori della ricerca precisano che il rischio di ammalarsi di cancro in generale si abbassa del 3%, ad esclusione di alcuni fra i tumori più comuni, come quello al seno, alla prostata ed ai polmoni. I medici ricordano però che l'assunzione dell'aspirina non è esente da effetti collaterali, il più noto il calo della capacità di coagulazione del sangue: "A questo punto potrebbe essere considerato ragionevole parlare col proprio medico dell'ipotesi di assumere l'aspirina per prevenire i tumori gastrointestinali, in particolare se ci sono fattori di rischio in famiglia, ma i pazienti devono anche essere correttamente informati sugli effetti collaterali potenziali di questo farmaco e proseguire comunque i test di screening", ha commentato in una nota Andrew Chan, professore associato di medicina alla Harvard Medical School e coautore dello studio.