Ricetta elettronica, dal 1° marzo il medico rilascerà solo un codice a barre.
Dal 1° marzo comincia ufficialmente l'era della ricetta digitale. Un passo verso la dematerializzazione, avviata su questo fronte oltre tre anni fa, ma che si è concretizzato con il Dpcm del 31 dicembre 2015, entrato in vigore dal 1° gennaio di quest'anno. Ma la ricetta elettronica non significherà da subito addio alla carta.
Per ora, riceveremo dal dottore un piccolo promemoria da consegnare al bancone della farmacia, che permetterà di recuperare la nostra prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o assenza di linea internet. Ma quando il sistema andrà a regime anche questo foglietto sparirà, rendendo la procedura interamente paperless.
I dottori, per effettuare una prescrizione, si connetteranno dal proprio pc a un apposito portale: compilando la ricetta sullo schermo, identica a quella cartacea, un Nre (numero ricetta elettronica) sarà associato al nostro codice fiscale, aggiungendo in automatico anche eventuali esenzioni. Il sistema stamperà quindi il promemoria con il quale potremo andare in farmacia: con i dati presenti, attraverso i codici a barre stampati sul piccolo foglio A5, il farmacista recupererà la prescrizione direttamente on-line e ci consegnerà la medicina di cui abbiamo bisogno.
Il segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg), Giacomo Milillo, fa notare le controindicazioni: “Facciamo osservare che il medico non potrà più contare sul supporto dell'assistente di studio nella velocizzazione delle procedure di ricettazione, e ci saranno complicazioni anche nelle procedure di coinvolgimento del sostituto medico che per il momento salvo eccezioni (Campania) dovrà continuare ad utilizzare la ricetta rossa”.
Tra i vantaggi della ricetta elettronica il risparmio su stampa e distribuzione delle vecchie ricette rosa e il controllo sulla falsificazione delle ricette stesse o sugli abusi conseguenti il furto dei ricettari.
Ci vorrà ancora tempo perché sparisca anche la vecchia “fustella” da attaccare nei riquadri rossi, poiché anche se i codici della confezione sono inseriti direttamente sul computer ancora non è stato possibile determinare un meccanismo che annulli il valore della fustella rispetto alla necessità di identificare e distinguere i farmaci erogati a carico del Servizio sanitario nazionale da quelli che anche se erogabili vengono invece pagati direttamente dal cittadino.
In questa prima fase di avvio, fino a fine 2017, sono però ancora esclusi dal nuovo metodo solo alcuni farmaci come gli stupefacenti, l'ossigeno, le prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale, i farmaci con piano terapeutico Aifa.
Il procedimento nei prossimi mesi si diffonderà anche per la prescrizione di esami e visite specialistiche, visto che la ricetta elettronica sarà accettata anche da cliniche, ambulatori e ospedali.
La ricetta elettronica vale in tutte le farmacie del territorio nazionale, sia pubbliche che convenzionate. Questo significa che i farmaci potranno essere ritirati anche fuori dalla Regione di residenza. Una piccola rivoluzione, soprattutto per chi viaggia spesso o lavora lontano da casa, che fino ad oggi era obbligato a pagare il medicinale per intero. Solo alcune Regioni avevano previsto un sistema di rimborsi, per cui però erano necessari permessi speciali e lunghi tempi di attesa. Ora, grazie al sistema tessera sanitaria le farmacie potranno applicare il ticket della regione di residenza dell'assistito: starà poi alle stesse regioni scambiarsi le informazioni sui medicinali prescritti e, quindi, procedere ai relativi rimborsi compensativi.
Dal 1° marzo le farmacie dovrebbero essere nella condizione di calcolare ticket e regime di esenzione vigente nella Regione di provenienza del cittadino.