Tumore della laringe: microchirurgia con laser ad anidride carbonica.
Indicata se la diagnosi è precoce, la tecnica porta vantaggi ai pazienti che possono parlare, respirare e deglutire normalmente. Intervento conservativo anche per la tiroide.
Mantenere la voce se è colpita la laringe, evitare di prendere farmaci per tutta la vita se si ammala la tiroide, conservare la propria qualità di vita anche nei casi dei più temibili tumori orofaringei, quelli che interessano anche bocca, lingua, faringe, parotidi. È questa la sfida aperta nella terapia di un insieme di neoplasie che ogni anno colpiscono circa 24mila persone in Italia: conservare i massimi livelli raggiungibili di efficacia nella cura, procedendo però con trattamenti che siano il meno invasivi possibile per i pazienti. «Nell’area testa-collo risiedono funzioni vitali non solo per la nostra sopravvivenza, come respirare e mangiare, ma anche per la nostra vita di relazione, come parlare o gustare - spiega Mohssen Ansarin, direttore del Programma Testa-Collo e Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano -. Per questo noi ci siamo impegnati a creare una cultura per il trattamento conservativo di tutti i tumori che colpiscono questo delicato distretto».
Nuova terapia per i tumori della laringe
È quanto è stato fatto nella cura dei tumori della laringe, che colpiscono ogni anno 5mila connazionali, soprattutto uomini, generalmente sopra i 50 anni. Sono in aumento a causa anche di abitudini scorrette sempre più diffuse: fumo e alcol. Statistiche alla mano, circa il 60 per cento dei pazienti guarisce e si può arrivare a oltre il 90 per cento se la patologia viene diagnosticata allo stadio iniziale. In questi casi le procedure standard prevedono prima un intervento a scopo diagnostico in anestesia generale e poi a distanza di 20-30 giorni un altro intervento a scopo curativo, oppure la radioterapia. «La tecnica di “microchirurgia con laser CO2” (ad anidride carbonica) viene invece effettuata in unico tempo a scopo diagnostico-curativo con un solo ricovero - chiarisce Ansarin -. Allo IEO l’abbiamo adottata 15 anni fa, diventando uno dei centri italiani con maggiore esperienza: ora, nei casi in fase iniziale, viene eseguita anche in day surgery e il paziente nello stesso giorno dell’intervento viene dimesso. Oggi non è più considerata una procedura sperimentale e viene praticata anche in altre strutture. Questo è possibile grazie agli strumenti diagnostici molto sofisticati che con grande precisione e affidabilità ci consentono di distinguere le neoplasie maligne da quelle benigne, permettendoci anche di risparmiare la radioterapia a molti pazienti può così essere utilizzata in tutta la sua potenzialità qualora si sviluppino nuovi tumori».
Conservare mezza tiroide quando è possibile
Anche nel trattamento dei tumori della tiroide, di cui si diagnosticano ogni anno circa 16mila casi nel nostro Paese, c’è ormai grande evidenza dell’utilizzo della chirurgia conservativa. «Vent’anni fa infatti la Divisione di Chirurgia cervico facciale IEO ha iniziato, per prima in Europa, ad effettuare l’asportazione parziale della tiroide (emitiroidectomia) per i tumori agli stadi iniziali: oggi nel nostro Istituto proponiamo questo intervento nel 34 per cento dei pazienti (contro una media nazionale del solo 7 per cento), a vantaggio dei malati che non devono così assumere a vita l’ormone tiroideo che viene naturalmente prodotto dalla ghiandola» dice Gioacchino Giugliano, direttore dell’Unità Neoplasie Tiroidee IEO. La conservazione di uno dei due lobi tiroidei permette di conservare la funzione ghiandolare nella maggioranza dei casi a parità di risultati oncologici e può essere indicata anche in noduli di «natura imprecisata», per i quali non è chiaro se si tratti di lesioni maligne (i cosiddetti TIR3, che nel 70 per cento dei casi si rivelano essere benigni).
Microcarcinomi tiroidei in aumento
«Avere un nodulo alla tiroide (o persino più d’uno) è un episodio tutt’altro che raro - prosegue Giugliano -, ma è comprensibile che di fronte all’ecografia che ne evidenzia la presenza molte persone temano il peggio. Tanto più in considerazione del fatto che i «micro-tumori» tiroidei sono in aumento e - secondo dati epidemiologici recenti - dal 2015 il carcinoma alla tiroide diventerà, nei Paesi economicamente più sviluppati, il secondo tumore più frequente nelle donne dopo quello del seno. Fortunatamente si tratta, nella stragrande maggioranza di casi, di micro-carcinomi poco pericolosi che spesso possono essere tenuti sotto osservazione senza intervenire chirurgicamente».