Gli Usa introdurranno trapianti fra sieropositivi.
Destinata a diventare presto una realtà la possibilità di avere scambio di reni, fegato, cuore, polmoni e cornee fra donatori e riceventi positivi all’Hiv. La svolta voluta da Obama agevolerà 120 mila americani in attesa di un trapianto.
FABIO DI TODARO
Una data ufficiale da spuntare sul calendario non c’è. Ma la svolta, oltreoceano, viene data già per imminente. Fegato e reni, prelevati da un donatore sieropositivo e trapiantati in un altro (sieropositivo), è un’ipotesi che presto diverrà realtà. Ad annunciarla i ricercatori della John Hopkins University di Baltimora, unico centro (per ora) dove i due interventi saranno effettuati. Impossibile al momento definire quando. L’ora giusta scoccherà non appena gli organi adatti verranno identificati, così come il candidato idoneo a riceverli.
MILLE VITE IN PIÙ DA SALVARE OGNI ANNO
La storia dei trapianti d’organo, dunque, s’arricchisce di un nuovo capitolo. E secondo Dorry Segev, docente di chirurgia nel celebre ateneo, sarà anche tra i più interessanti. «Perché, tra quelli compiuti negli ultimi dieci anni, si tratterà delpasso in grado di assicurare il maggior numero di interventi», ha dichiarato al “New York Times”. In realtà pioniere, in tal senso, è stato Elmi Muller, che dal 2008 a oggi in Sudafrica (dove il 20% della popolazione risulta sieropositivo) ha già effettuato 26 trapianti di rene (con soli due esiti negativi) da “positivo” a “positivo”. Ogni anno, soltanto negli Stati Uniti, vengono scartati - come riferito in una ricerca pubblicata cinque anni fa sull’American Journal of Transplantation - gli organi provenienti da almeno cinquecento potenziali donatori: poiché venuti in contatto col virus. Con il loro contributo, invece, «l’auspicio è di poter salvare almeno mille vite ogni anno».
Finora i pazienti positivi all’agente patogeno responsabile dell’Aids - più esposti rispetto alla popolazione sana al rischio di infezione da epatite B e C e dunque di morte a causa della cirrosi epatica - potevano ricevere gli organi soltanto da donatori sani. D’ora in avanti, invece, fegato, reni, cuore, polmoni e cornee potranno arrivare anche da persone decedute che nel corso della loro vita erano venute a contatto con l’Hiv. Una svolta che agevolerà oltre centoventimila cittadini americani sieropositivi già inseriti nelle liste di attesa per un trapianto. Ma il ritorno potrebbe riguardare pure i cittadini sani, visto che finora era proibito prelevare qualsiasi organo da un deceduto positivo all’Hiv.
UNA SCELTA FIRMATA DA BARACK OBAMA
Il muro del divieto è caduto grazie alla strenua volontà del capo dello Stato Barack Obama, che nel 2013 approvò un atto (l’«Organ Policy Equity Act») mirato a ridurre gli ostacoli in tema di donazione degli organi. L’impedimento (al prelievo e al trapianto) ai sieropositivi era stato introdotto nel 1988, dopo che l’Aids aveva iniziato a mietere le prime vittime. Quanto al trapianto, i sieropositivi sono stati inizialmente esclusi dalla possibilità di ricevere un nuovo organo, in ragione della loro (ridotta) prospettiva di vita. Il progresso nelle cure, che oggi ha reso l’Aids una malattia cronica con cui si può convivere, ha invece contribuito alla svolta: con più organi a disposizione, è giusto considerare come potenziali donatori anche i sieropositivi. L’opportunità, secondo gli esperti, sarà loro d’aiuto a superare lo stigma della malattia.
IN ITALIA SIEROPOSITIVI CANDIDABILI AI TRAPIANTI (MA NON ALLA DONAZIONE) - In Italia dal 2011, dopo dieci anni di sperimentazione, i sieropositivi sono stati inseriti in un programma specifico per il trapianto di organi solidi: rene, pancreas, cuore, polmone e fegato. Per essere eleggibile, la persona deve essere asintomatica, con livelli di presenza del virus nel sangue non rilevabili e una buona risposta da parte del sistema immunitario.
La scelta finale, comunque, spetta alla commissione del Centro Trapianti. Non è possibile, invece, ciò che a breve diverrà realtà negli Stati Uniti: il prelievo di organi da persone sieropositive (né finché sono in vita né post-mortem). La donazione da parte di una persona Hiv-positiva è vietata sulla base di quelle che erano le conoscenze di inizio millennio. Ma oggi, «sulla base delle esperienze raccolte negli altri Paesi, sappiamo che questa esclusione non è così netta», fanno sapere dal Centro Nazionale Trapianti. Troppo presto, però, per dire che l’Italia seguirà la breccia aperta dagli Stati Uniti.