Alzheimer e demenze. Ema pubblica le nuove linee guida per lo sviluppo di nuovi farmaci
La certezza della diagnosi, un modello che renda conto del tempo di progressione della malattia e la possibilità di misurare in modo affidabile i risultati di uno studio clinico, anche in pazienti molto lievi, sono tra i principali quesiti regolatori ai quali le nuove linee guida europee, scritte anche grazie al contributo significativo dell’Italia, tentano di dare una risposta. LE LINEE GUIDA
Quando un’azienda farmaceutica decide di investire nella ricerca e sviluppo di nuove terapie farmacologiche per una determinata malattia sa di dover mettere in conto un importante rischio di fallimento. Mediamente nel 96% dei casi gli investimenti non portano a nulla e la percentuale di successo se si vuole sviluppare un nuovo antibiotico sale al 4,6% mentre, se invece si vuole scommettere sull’Alzheimer, questa probabilità si riduce di ben 8 volte a circa lo 0,5% (Calcoen et al., 2015). Le demenze sono tra le nuove epidemie del XXI secolo. Secondo i dati del World Alzheimer Report 2015, circa 40 milioni di persone al mondo sono affette da una qualche forma di demenza e ogni 3 secondi viene fatta una nuova diagnosi; il costo dell’assistenza ha raggiunto l’1% del PIL mondiale dunque, senza dubbio, le demenze rappresentano una priorità per i sistemi sanitari mondiali. Eppure nonostante questa emergenza dilagante gli inibitori delle colinesterasi e la memantina sono ancora gli unici farmaci in commercioin grado di alleviare, probabilmente in modo transitorio, alcuni sintomi ma dal 2002, l’anno nel quale è stata approvata in Europa l’ultima molecola, non sono arrivati nuovi farmaci. Non esistendo ancora una terapia in grado di prevenire il processo neurodegenerativo della demenza, la ricerca si è concentrata sulla malattia di Alzheimer, la forma più frequente tra le demenze, per la quale sono almeno note le alterazioni neuropatologiche cerebrali (placche amiloidi e grovigli Tau).