Scienziati francesi: “Arriveremo a palpare il cervello”.
Protetto da cranio e liquido spinale, l’organo è stato fino ad oggi naccessibile alla mano del medico. In arrivo una metodica di imaging che fa capo alle tecniche sismologiche.
Vista la sua natura di accessibilità e sensibilità, la palpazione è la tecnica per antonomasia più utilizzata da un medico per arrivare a una diagnosi. Tutti gli specialisti vogliono toccare con mano la parte dolente del corpo prima di sbilanciarsi nell’identificazione di una malattia. Ma c’è un organo a cui nessuno specialista può avere accesso, se non in sala operatoria: il cervello, protetto dal cranio e da liquido cerebrospinale. Eppure poter toccare con mano la materia grigia, oltre a rappresentare una grande sfida per il mondo della ricerca, permetterebbe di percepire i cambiamenti strutturali alla base di molte malattie neurodegenerative: dall’Alzheimer alla sclerosi multipla. Senza trascurare i tumori cerebrali, per cui una simile opportunità consentirebbe di anticipare le diagnosi.
COME ARRIVARE A “PALPARE” IL CERVELLO?
Già, ma cosa si intende quando si dice di poter toccare il cervello? La spiegazione è custodita in uno studio francese, pubblicato nelle scorse settimane su Proceedings of the National Academy of Sciences e coordinato dall’Inserm, l’istituto nazionale di medicina e ricerca medica (l’analogo dell’Istituto Superiore di Sanità). Per provare a esplorare il cervello più da vicino, i ricercatori hanno messo a punto una metodica di imaging cerebrale non invasiva, partendo dallarisonanza magnetica. Tra le tecniche diagnostiche, si tratta di quella chefornisce le immagini maggiormente dettagliate, sfruttando campi magnetici e onde radio.
Sulla base della loro propagazione, è possibile dedurre la compattezza di un organo: più rigido è un tessuto, più lenta è la propagazione dell’onda. E viceversa. Nessuna radiazione ionizzante, dunque, s’è resa necessaria per avere accesso all’encefalo. Il nuovo metodo di scansione cerebrale non invasiva è stato messo a punto attingendo alla sismologia, ma la speranza degli scienziati è quella di poter arrivare a un’applicazione clinica in pochi anni.
I POSSIBILI AMBITI DI APPLICAZIONE
Rispetto alle opportunità già ora in uso nel campo della diagnostica, il nuovo approccio di scansione cerebrale ha permesso di rilevare le vibrazioni scaturite dal cervello e riprodurle sullo schermo di un computer. A provocarle il flusso di sangue nelle arterie cerebrali e il movimento del liquido cerebrospinale. Nel corso della ricerca gli studiosi dell’Inserm sono riusciti con la risonanza magnetica a rilevare le onde naturali di taglio del cervello usando tecniche computazionali prese in prestito dai sismologi e note come correlazione del rumore. Sono così riusciti a ricostruire al pc le immagini dell’elasticità dell’encefalo.
«Alzheimer, epilessia, sclerosi multipla e idrocefalo comportano cambiamenti nella rigidità dei tessuti cerebrali. Questa nuova tecnica permette il loro rilevamento, e potrebbe essere usata per evitare biopsie cerebrali», ha affermato Stefan Catheline, direttore di ricerca dell’Inserm e autore principale del lavoro. Il metodo potrebbe avere altre aree di applicazione, come l’analisi dello sviluppo dei processi neurodegenerativi, l’impatto di una lesione per un trauma o tumore o la risposta a un trattamento terapeutico.