Pillola dei 5 giorni dopo, molti farmacisti chiedono una ricetta che non serve
Il muro di molti professionisti sulla contraccezione d'emergenza. E le donne non conoscono i loro diritti. Lo dimostrano i dati di un'indagine Swg.
UN'OPPOSIZIONE neanche troppo velata, quella dei farmacisti italiani nei confronti della contraccezione d'emergenza, cioè la pillola da prendere dopo un rapporto a rischio per evitare una gravidanza indesiderata. Una opposizione sostenuta, però, da una diffusa ignoranza delle donne. Che spesso non conoscono i loro diritti, o non sanno come farli valere. Così, in Italia la contraccezione d'emergenza resta un diritto negato. Ancora oggi troppe ragazze si vedono rifiutare l'acquisto della "pillola dei cinque giorni dopo" a base di ulipristal acetato, che dal maggio scorso, secondo una direttiva dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), potrebbe invece essere ottenuta dalle maggiorenni senza ricetta medica e senza test di gravidanza, dunque in tutta facilità. E invece niente: alla richiesta molti farmacisti nicchiano, temporeggiano, negano, fanno resistenza. In una parola, ostacolano. Così in Italia quello che potrebbe essere uno strumento prezioso per evitare gravidanze indesiderate resta al palo. L'indagine. Lo dimostrano una volta di più i dati dell'Indagine nazionale condotta da SWG e Edizioni Health Communication sulla facilità di accesso alla contraccezione d'emergenza presentati oggi a Roma. Secondo l'indagine, condotta su un campione rappresentativo di 400 donne tra i 18 e i 40 anni di età e 100 farmacisti italiani distribuiti su tutto il territorio nazionale, in linea teorica sono tutti d’accordo, le prime e i secondi: la contraccezione in generale è importante (lo sostiene il 95 per cento delle donne e il 93 per cento dei farmacisti), e quella di emergenza lo è ancora di più, essendo considerata sostanzialmente utile ed efficace (oltre il 90 per cento delle donne, 96 per cento dei farmacisti). Ma quando si passa alla pratica, in pochi sanno davvero di cosa si stia parlando. E se lo sanno, spesso remano contro. Donne che non conoscono la legge. Partiamo dalle donne: sono ancora molte quelle che non conoscono la normativa. Poco meno di un terzo del campione femminile è convinto che l'obbligo di prescrizione esista, e quasi la metà non ne sa nulla, mentre solo il 16 per cento si dichiara ben informato. Più della metà di loro, poi, ha paura della pillola del giorno dopo, e la considera pericolosa. E tuttavia le donne sanno bene quanto sia difficile ottenere la preziosa compressa: “I farmacisti? Fanno storie, e chiedono la ricetta anche se non serve”, dice il 43 per cento del campione femminile. Perché “fanno obiezione di coscienza”, pensano in tante. Poco preparati anche i farmacisti. Dall'altra parte del bancone le cose non vanno meglio, tutt'altro. I farmacisti ammettono che sì, certo, l'autodeterminazione della donna a una maternità programmata è importante. Concordano sul fatto che la pillola del giorno dopo sia utile (86 per cento del campione) ed efficace (96 per cento). E però poi, quando si chiede loro cosa sappiano delle caratteristiche qualitative dell'uliprostal acetato, solo tre su dieci sanno che questo è tre volte più efficace della "vecchia" pillola del giorno dopo a base di levonorgestrel, se assunto nelle prime 24 ore dal rapporto a rischio. Anche tra i professionisti del farmaco, poi, c'è chi sostiene che la pillola sia pericolosa. La resistenza 'passiva' al banco. A ritenerla tale sono soprattutto i farmacisti cattolici praticanti (61%). Che infatti, in nome di un malinteso "bene della paziente", sono tra quelli che più pervicacemente si rifiutano di venderla in assenza di prescrizione. Eppure le regole sono note a tutti. La stragrande maggioranza dei farmacisti conosce bene la Direttiva dell'Aifa che consente l'acquisto dell'ulipristal acetato senza ricetta (solo il 14 per cento dichiara di non saperne nulla), ma quasi la metà del campione non condivide le scelte dell'Agenzia. Perché? "Perché così le donne la usano con troppa facilità", dicono. E allora, ammettono gli intervistati, la categoria oppone resistenzapassiva, evitando di seguire le indicazioni di legge. Costringendo le donne meno informate a un faticoso e umiliante giro delle farmacie, e quelle più consapevoli alla denuncia: prima alle associazioni che tutelano la salute della donna. Poi, se non basta, ai Carabinieri.