Via libera alla manipolazione di embrioni umani nel Regno Unito.
Il progetto, autorizzato da un centro studi pubblico, mira a individuare e neutralizzare i geni malati nel Dna, con l'obiettivo finale di ridurre i casi di aborto spontaneo. Più in generale punta a scoprire come le anomali genetiche possono interferire nella formazione 'normale' della vita. E' la seconda volta 'ufficiale' al mondo.
Per la prima volta nel Regno Unito un gruppo di ricercatori è stato autorizzato a manipolare embrioni umani per scopi scientifici. Lo ha annunciatoHuman Fertilisation and Embryology Authority (Hfea), l'ente britannico responsabile degli studi sulla fertilità e sugli embrioni. Potrà essere utilizzata la tecnica Crispr-Cas9, che prende in esame i geni 'malati' nel Dna con l'obiettivo di neutralizzarli. Si tratta di una delle prime volte al mondo in cui viene dato il via libera ufficiale alla manipolazione di embrioni umani dopo un tentativo della Cina a inizio 2015. La sperimentazione si svolgerà al Francis Crick Institute di Londra e comincerà nei prossimi mesi. L'obiettivo è quello di capire come si forma la vita e trovare nuove tecniche per combattere le anomalie genetiche. Verrano analizzati embrioni a sette giorni dalla fecondazione, allo scopo di identificare le cause degli aborti spontanei. Gli embrioni non saranno destinati a riproduzione e non potranno essere impiantati in una donna. "Possiamo veramente capire quali geni sono necessari perché l'embrione umano si sviluppi in un bambino sano - ha detto alla Bbc la ricercatrice Kathy Niakan - . E' importante perché i problemi di infertilità e gli aborti naturali sono molto diffusi, ma non si capisce bene perché. Questa ricerca, aveva chiarito la ricercatrice, "può portare a miglioramenti nella fecondazione assistita, oltre a farci capire di più dei primissimi stadi dello sviluppo".". Attualmente circa il 50% degli ovociti fecondati non si sviluppa correttamente e, secondo gli esperti, questo fatto potrebbe essere collegato a un'anomalia nel codice genetico. Per capire cosa determina queste differenze i ricercatori useranno la tecnica 'Crispr', che permette di fare un 'taglia e incolla' del Dna, per 'spegnere' un gene alla volta e individuare quali siano quelli fondamentali per lo sviluppo. Una volta scoperti i geni cruciali per la divisione delle cellule sane, si potrebbero escludere da metodiche di procreazione medicalmente assistita gli embrioni in cui il Dna non funziona correttamente. In questo modo, sostengono gli studiosi britannici, si potrebbero prevenire aborti e favorire la fertilità. Il progetto pilota - che dovrà essere sottoposto anche a una valutazione di tipo etico - coinvolgerà fino a 30 embrioni e il team potrebbe lavorare su ulteriori 3 geni, portando il totale a 120. Con il via libera della Hfea si apre anche il capitolo delle polemiche su questo fronte di ricerca. In molti infatti accusano la possibilità di aprire le porte all'eugenetica, cioè di selezionare in laboratorio le caratteristiche fisiche più gradite. In Italia questo tipo di sperimentazione è vietata dalla Legge 40, mentre nel mondo nel passato recente ci sono stati due precedenti. I precedenti conosciuti nel mondo sono almeno due. Il primo, quasi 'clandestino', risale all'autunno del 2007 (ma trapelò sui media solo nella primavera del 2008) quando negli Usa, alla Cornell University di New York, l'equipe guidata da Zev Rosenwaks, con finanziamenti privati e senza dover rispondere alla legge federale americana, realizzò un esperimento pionieristico su "un embrione inutilizzabile per tecniche di fecondazione assistita", con l'obiettivo dichiarato di impiegarlo nello studio sulle cellule staminali, e subito dopo lo distrusse. Il secondo, ufficiale, è stato annunciato invece l'anno scorso in Cina, dove un embrione umano è stato manipolato per tentare di correggere un gene che provoca una malattia rara da specialisti dell'Università Sun Yat-sen di Guangzhou. Questa ricerca, portata avanti sulla base di non meglio precisate "linee guida" redatte dalle autorità di Pechino, ma non di specifici permessi di un organismo di controllo, fu poi pubblicata dalla rivista 'Protein and Cell' dopo essere stata rifiutata sia da 'Science' che da 'Nature'.
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