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Tumore alla mammella. All’Asl di Biella messo a punto un test innovativo per la diagnosi precoce.


Lo studio coinvolto 300 pazienti e ha valutatp la presenza di cellule tumorali anche nei linfonodi dell’ascella. La chiave di tutto è nella concentrazione della molecola CYFRA 21-1: se è alta, le probabilità della presenza di cellule maligne è maggiore. "In questo modo è possibile capire l’eventuale diffusione delle cellule maligne ancor prima di intervenire chirurgicamente".

“Può rivoluzionare l’approccio diagnostico del tumore della mammella”. Così l’Asl di Biella annuncia, in una nota, i risultati del test innovativo messo a punto da un gruppo di medici del “Degli Infermi” di Biella che valuta la presenza di cellule tumorali mammarie anche nei linfonodi dell’ascella. Lo studio - il primo in Italia - è stato pubblicato di recente su una prestigiosa rivista internazionale “Applied Immunohistochemistry & Molecular Morphology”. “Se nel protocollo più tradizionale la diagnosi viene eseguita rimuovendo chirurgicamente, oltre il tumore al seno, anche il linfonodo sospetto (linfonodo sentinella), attraverso questa nuova tecnica messa a punto è, invece, possibile capire l’eventuale diffusione delle cellule maligne ancor prima di intervenire chirurgicamente”, spiega la Asl. Il linfonodo viene esplorato con una agobiopsia, eseguita sotto guida ecografica, che consente di prelevare una piccola quantità di tessuto. Nel metodo classico il materiale viene esaminato da un anatomo patologo che, dopo una valutazione al microscopio, può constatare se tale tessuto sia stato intaccato da cellule maligne.

La novità messa a punto dal gruppo di studiosi di Biella risiede nel tipo di esame che viene eseguito. Il materiale prelevato infatti viene sottoposto ad una particolare analisi di laboratorio. La chiave di tutto è in una molecola: si chiama CYFRA 21-1. È la sua concentrazione a fare la differenza; se supera una determinata soglia le probabilità della presenza di cellule maligne è molto alta. Lo studio – coordinato dal dott. Daniele Liscia, dell’Anatomia Patologica dell’Ospedale di Biella, diretta dal dott. Giudici, ha coinvolto 300 pazienti e ha visto il lavoro composito di una squadra multidisciplinare. Oltre al dott. Liscia gli autori sono i dott. Zanchetta e Detoma, del Laboratorio Analisi, le Dott.sse Anrò, Molinar e Favettini della Radiologia e la dott.ssa Paduos, della chirurgia. Un lavoro reso possibile anche grazie al contributo della Fondazione Edo ed Elvo Tempia di Biella, con la fruttuosa collaborazione del dott. Presti e all’Università degli Studi di Torino nella persona del prof. Bussolati, Direttore Cattedra Universitaria di Anatomia Patologica. Dai dati raccolti negli Stati Uniti dal dipartimento di epidemiologia del National Cancer Institute emerge che su ben 30.2763, il 99% delle pazienti affette da carcinoma mammario sopravvivono oltre i cinque anni se i loro linfonodi ascellari non sono stati colpiti da metastasi. Nel caso in cui in quattro linfonodi ascellari siano state riscontrate cellule tumorali, soltanto il 66% delle pazienti sopravvivono. Una dimostrazione in più di come la diagnosi precoce, in caso di tumore alla mammella, possa rappresentare un'arma di difesa importante. La possibilità di scegliere quali siano le terapie mediche o chirurgiche più adatte per la paziente è di certo un punto di partenza significativo. Il lavoro svolto a Biella va proprio in questa direzione.

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