Tremore da Parkinson più controllato con stimolazione cerebrale
Con Vercise, impianto che viene introdotto nel paziente ed emette stimolazioni che arrivano al cervello, la funzionalità motoria migliora. Nello studio coinvolti anche italiani.
Chi soffre di Parkinson lo sa bene: il tremore è uno dei sintomi più debilitanti della malattia. Ciò si verifica per la progressiva distruzione di un gruppo di neuroni –quelli che producono il neurotrasmettitore dopamina- implicati nel controllo del movimento. Una delle strategie più diffuse per tamponare il danno è la somministrazione della dopamina mancante. Da tempo però una delle soluzioni terapeutiche che offre maggiori prospettive ai malati di Parkinson è la stimolazione cerebrale profonda. In uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Neurology, che ha visto il contributo degli scienziati milanesi dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, è stato dimostrato che l’utilizzo di un nuovo impianto (Vercise) ha portato un miglioramento molto significativo nella funzionalità motoria -oltre che nella qualità della vita- dei pazienti affetti dalla malattia.
La stimolazione cerebrale profonda è una tecnica che consente di controllare i sintomi più evidenti della malattia attraverso un piccolo dispositivo impiantato nel paziente. Il dispositivo emette leggere stimolazioni che arrivano al cervello attraverso sottili elettrocateteri. In questo modo, l’attività cerebrale viene «modulata» per favorire il coordinamento dell’attività motoria, la riduzione dei tremori, la diminuzione della rigidità muscolare e dei sintomi più evidenti.
Nello studio internazionale VANTAGE, che ha coinvolto sei centri europei tra cui quello di Milano, si è dimostrata l’efficacia del dispositivo. «Attraverso questa analisi –spiega il Professor Mauro Porta, Responsabile del Centro Malattie Extrapiramidali e Sindrome di Tourette dell’IRCCS Galeazzi di Milano- abbiamo visto un miglioramento significativo e duraturo nei punteggi motori misurati con la scala «UPDRS III» (mediante la quale si valutano la prognosi della Malattia di Parkinson o gli eventuali miglioramenti conseguiti attraverso uno specifico trattamento terapeutico), più alti rispetto a qualsiasi altro studio importante sulla Stimolazione Cerebrale Profonda».
«Una delle ragioni chiave di questo risultato –prosegue l’esperto- è il controllo indipendente multiplo della corrente in questo sistema; infatti, anche se la stimolazione cerebrale profonda rappresenta un trattamento altamente efficace, possono insorgere alcuni effetti collaterali indesiderati, causati dalla diffusione della stimolazione alle regioni cerebrali adiacenti. Il sistema utilizzato nel nostro studio invece, è stato progettato per affrontare questo problema e grazie ad algoritmi e soluzioni tecnologiche avanzate, permette di localizzare la stimolazione nelle aree necessarie, minimizzando invece il coinvolgimento delle aree cerebrali circostanti».
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