I vantaggi della radiologia interventistica
Le ultime novità sull'embolizzazione dell'ipertrofia prostatica benigna.
Diminuire le dimensioni dell’ingrandimento della prostata con la radiologia interventistica. In anestesia locale. Mediante l’inserzione di un piccolo tubicino nel sistema arterioso periferico. Per iniettare delle microparticelle [embolizzazione delle arterie prostatiche], in grado di bloccare il flusso arterioso, in particolare solo a quello diretto alla prostata, provocandone la mancanza di ossigeno e la sua necrosi, a cui fa necessariamente seguito una netta diminuzione delle dimensioni della ghiandola, nell’arco di qualche mese.
DEGENZA - "Con una degenza ospedaliera di una o due notti, già dopo una settimana è possibile togliere il catetere vescicale, fonte di tante limitazioni nella vita quotidiana, lavorativa e di relazioni". È quanto racconta il dott. Stefano Pieri dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma, medico chirurgo e docente in "Tecniche di Radiologia Medica per Immagini e Radioterapia", che illustra le ultime novità riguardanti l’embolizzazione dell’ipertrofia prostatica benigna.
VANTAGGI – “La Radiologia Interventistica è una branca della Radiologia (oggi Diagnostica per immagini), che utilizza le apparecchiature radiologiche (ecografo, TAC, Risonanza magnetica, fluoroscopia), per effettuare interventi mininvasivi, in anestesia locale, attraverso l’inserzione di un ago nella cute. Sono interventi a tutti gli effetti, sostitutivi e alternativi al corrispettivo atto chirurgico”, spiega Pieri che elenca per punti i pro di questa tecnica:
la mininvasività: l’ingresso nel corpo umano avviene sempre attraverso una puntura cutanea, o in un vaso arterioso o in una vena, a seconda degli atti terapeutici da effettuare;
l’impiego sistematico dell’anestesia locale, cutanea: solo in alcuni interventi si preferisce una sedazione profonda; eccezionalmente può esserci bisogno di un’anestesia generale, a seconda delle caratteristiche del paziente;
la selettività d’azione: consente di arrivare in estrema periferia, senza avere la necessità di effettuare ampie aperture;
la ridotta degenza ospedaliera: mediamente la degenza è di 1-3 notti, contro un equivalente di 3-5 notti dei corrispondenti atti chirurgici;
i diminuiti costi di assistenza ospedaliera: non solo i costi dell’occupazione del posto letto, ma l’assenza di dover necessariamente ricorrere all’assistenza infermieristica;
il grado di soddisfazione dei pazienti: che riescono a risolvere la problematica clinica in modo quasi impensabile, senza dolore”.
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