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Il robot-chirurgo che sta dentro una valigia e può entrare nell'addome


Ideato e realizzato completamente in Italia, il robot M.I.L.A.N.O. potrebbe rivoluzionare la chirurgia robotica: i primi test clinici attesi fra circa tre anni.

Entra in una valigetta, mentre il suo predecessore occupa quasi una stanza. Pesa circa tre chili, quando i suoi colleghi robot-chirurghi di oggi sono “macigni” di 700 chili. Potrebbe tagliare drasticamente pure i costi della chirurgia robotica ed è nato da un'idea tutta italiana: si chiama M.I.L.A.N.O. (acronimo per Minimal Invasive Light Automatic Natural Orifice robot) ed è per ora soltanto un prototipo, per cui dovremo aspettare almeno tre o quattro anni prima di vederlo accanto al tavolo operatorio. Tuttavia sembra un approccio promettente, del tutto diverso da quanto esiste oggi nel settore della robotica.

Un’idea italiana

Il robot M.I.L.A.N.O. è frutto della start-up italiana ValueBioTech, sostenuta dalla Advanced International Mini-Invasive Surgery – AIMS Academy che ha sede all'ospedale Niguarda di Milano, in collaborazione anche con l'Istituto Italiano di Tecnologia e altri centri di ricerca nazionali ed internazionali; il prototipo sperimentale funzionante, ora al Niguarda, è il primo di una serie che sarà necessario realizzare prima di arrivare in clinica. La strada è infatti ancora abbastanza lunga, come spiega il “papà” del M.I.L.A.N.O. robot Antonello Forgione, chirurgo nell'ospedale milanese e direttore scientifico della AIMS Academy: «Il prototipo è pronto da circa sei mesi; al momento si stanno conducendo test meccanici in laboratorio mentre si sta delineando il prototipo di fase due, che potrà essere provato in vivo. La speranza è arrivare ai primi test clinici sperimentali nel giro di tre anni; il processo è lungo perché prima devono essere garantiti specifici standard di sicurezza per ciascun componente del robot e nel caso di M.I.L.A.N.O. tutto è di fatto nuovo, perché i presupposti da cui siamo partiti per crearlo sono completamente diversi da quelli delle tecnologie impiegate finora per realizzare i robot chirurghi: ogni passo dello sviluppo, ogni movimento, ogni singolo pezzetto deve essere inventato ad hoc».

Leggero e piccolo, ma efficienza

Fino a oggi di fatto l'unico robot chirurgo sul mercato è il DaVinci, uno strumento grande, pesante e molto costoso sia per l'acquisto che per le spese di manutenzione annuali e per ogni singola procedura: di conseguenza viene usato poco, molto meno di quanto sarebbe possibile. «Realizzando M.I.L.A.N.O. abbiamo voluto cambiare completamente approccio: DaVinci si basa su tecnologie che risalgono a vent'anni fa, noi abbiamo puntato su una strada del tutto diversa che fa tesoro delle grandi conoscenze italiane in micromeccanica di precisione – racconta Forgione –. Il risultato è un robot che sta a DaVinci come una Smart sta a un'auto standard: uno strumento del tutto nuovo, dove non c'è nulla di più di ciò che serve». Ragionare in maniera differente ha portato a creare un robot leggero, che entra in una valigetta e può essere trasportato facilmente; i suoi ideatori vorrebbero inoltre darlo in comodato d'uso agli ospedali per cambiare il paradigma dell'impiego della chirurgia robotica, rendendola più economica e accessibile. A fronte di tutto questo, M.I.L.A.N.O. ha un'efficacia paragonabile ai robot-chirurghi di “vecchia” generazione, almeno per quanto emerge dai primi test meccanici (non è stato ancora provato in nessun sistema biologico, ad esempio in animali): restano insomma la maneggevolezza, la fermezza di “mano” e la possibilità di compiere movimenti altrimenti impossibili per la mano umana, caratteristica principale di tutti i robot-chirurghi.

Un vero robot

M.I.L.A.N.O. per di più può essere utilizzato in laparoscopia o inserito attraverso un orifizio naturale, è così piccolo da poter entrare del tutto nell'addome del paziente se necessario, si adatta a tutti gli strumenti per laparoscopia attualmente in uso ed è attrezzato con numerose telecamere 3D-HD in tutte le sue “articolazioni”. «Inoltre, il nostro è davvero un robot: DaVinci è una sorta di “tele-manipolatore”, perché il chirurgo non è al letto del paziente ma è lui a dover muovere le braccia robotiche e anche, ad esempio, a dover intervenire direttamente per sostituire gli strumenti – osserva Forgione –. M.I.L.A.N.O. è un vero automa, anche se naturalmente resta sotto il controllo assoluto del chirurgo, perché alcune funzioni le gestisce realmente da sé e se deve cambiare uno strumento può farlo da solo. In sostanza può realmente sostituire l'uomo nell'esecuzione di gesti ripetitivi, come appunto dovrebbe fare un vero robot». Per ora la strada sembra promettente, i prossimi anni diranno se la scommessa di M.I.L.A.N.O. sarà vinta e diventerà lui il nuovo robot-chirurgo in sala operatoria.

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