Inps, niente più controlli a casa per (alcuni) lavoratori con tumore.
Un decreto interministeriale elimina un’ingiusta disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Restano penalizzati gli autonomi iscritti a gestione separata Inps.
Curarsi per un tumore e cercare, con tutte le proprie forze, di continuare ad avere un’esistenza «normale», fatta anche di impegni familiari e lavorativi. Un desiderio semplice e molto diffuso fra i malati di cancro che devono affrontare cicli di chemio o radioterapia, che si scontra però spesso con ostacoli anche di natura burocratica. Ne è un esempio il problema, finalmente (ma solo in parte) risolto, delle fasce di reperibilità. «Ci sono voluti sette anni per ottenere che anche i dipendenti privati malati di cancro o di altre malattie gravi e invalidanti fossero esentati dalle fasce di reperibilità – dice soddisfatta l’avvocato Elisabetta Iannelli, Segretario Generale della FAVO, la Federazione delle Associazioni di Volontari in Oncologia -. Finalmente è stata eliminata un’ingiusta disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Ma, se il tumore non fa differenze di alcun genere, a discriminare il malato ci pensa il tipo di lavoro: subordinato o autonomo, pubblico o privato, sono molte le disuguaglianze che complicano la vita di chi è già duramente messo alla prova dalla malattia».
Lavorare aiuta a superare la malattia
Secondo le stime sono oltre 700mila gli italiani con diagnosi di cancro in età produttiva. Non è difficile capire quanto sia importante per loro poter riprendere le proprie attività quotidiane il più in fretta possibile: aiuta a distrarsi, a restare in contatto con il mondo esterno, a rafforzare l’umore e persino a trovare le energie per proseguire l’iter terapeutico che può essere lungo mesi, talvolta anni, nell’alternanza fra chemioterapia e radioterapia. Evidenze scientifiche hanno anche dimostrato che lavorare serve anche a guarire, a seguire meglio i trattamenti, oltre che a vivere meglio nell’immediato. Ciononostante, stando agli ultimi dati disponibili in materia, ben il 78 per cento dei malati oncologici subisce un cambiamento nel lavoro in seguito alla diagnosi di cancro: il 36,8 per cento degli italiani ha dovuto fare assenze, il 20,5 è stato costretto a lasciare l’impiego e il 10,2 si è dimesso o ha cessato l’attività (in caso di lavoratore autonomo). E troppo pochi interessati conoscono e utilizzano le tutele previste dalla legge per facilitare il mantenimento e il reinserimento: dal passaggio a part time ai permessi retribuiti.
I controlli da parte dell’Inps
Fino ad ora restava purtroppo aperta la vicenda delle fasce di reperibilità: è cosa nota che un lavoratore che si assenti per malattia o per sottoporsi a cure possa essere soggetto a controlli da parte dell’Inps intesi a verificare che la persona sia effettivamente a casa e non approfitti della scusa di un malanno per assentarsi a piacimento. I medici fiscali dell’Inps possono presentarsi al domicilio del malato fra le 10 e le 12 oppure fra le 14 e le 17 (le cosiddette fasce di reperibilità, appunto): se la persona deve eseguire delle cure in ospedale deve farlo al di fuori di quelle fasce orarie o se, per terapie o altri motivi di salute, il lavoratore non si trova a casa quando giunge un controllo deve poi presentare una specifica documentazione che giustifichi (davanti all’Inps e al datore di lavoro) la sua assenza. «Tutta questa procedura - spiega Iannelli - è insensata quando il malato in questione ha un tumore o altre malattie gravi e invalidanti curate con terapie salvavita poiché si tratta di patologie certificate da ampia documentazione clinica». La circolare 1 del 2009 e il successivo Decreto Ministeriale 206/2009 firmate dal ministro Brunetta hanno risolto solo in parte i problemi e in ogni caso riguardavano solo i dipendenti del pubblico impiego.
Costretti agli «arresti domiciliari»
Poi lo scorso settembre i ministri Poletti e Lorenzin hanno firmato il decreto interministeriale Welfare-Sanità di attuazione dell’articolo 25 del Decreto Legislativo 14 settembre 2015 (n. 151 in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183 - GU Serie Generale n.221 del 23-9-2015 entrato in vigore dal 24/09/2015) e ora è definita la disciplina dell’esenzione dalle fasce di reperibilità per i lavoratori privati affetti da malattie gravi che richiedono terapie salvavita o affetti da stati patologici invalidanti (con invalidità civile superiore al 67%). «In pratica i pazienti oncologici non sono più tenuti a rispettare le fasce di reperibilità - conclude Iannelli -, ma solo se sono dipendente pubblici o privati. Purtroppo nulla è previsto per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps, già duramente messi alla prova da molti ostacoli burocratici aggiuntivi, che continueranno a sentirsi costretti agli arresti domiciliari per essere sempre reperibili in caso di visite fiscali che accertino la loro malattia».
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