Trapianti, speranza da cuori artificiali di ultima generazione
Oggi la terza generazione di organi artificiali è una risposta terapeutica alternativa ai pazienti con scompenso cardiaco avanzato non più trattabile con le terapie convenzionali"
Calano i trapianti di cuore in Italia. "Circa 200 in meno l'anno, un dato riscontrabile anche a livello mondiale a cui dobbiamo rispondere. Oggi la terza generazione di organi artificiali è una risposta terapeutica alternativa ai pazienti con scompenso cardiaco avanzato non più trattabile con le terapie convenzionali". Lo spiega all'Adnkronos SaluteFrancesco Musumeci, direttore della Cardiochirurgia e del Centro regionale trapianti dell'ospedale S.Camillo di Roma. Per la prima volta in Italia il cardiochirurgo e il suo team hanno impianto, su un paziente con una grave malformazione cardiaca, il cuore artificiale di ultima generazione 'HeartMateIII'.
Un modello di organo miniaturizzato che garantisce una sopravvivenza del 92% superiore a ogni precedente modello. "Entro fine anno saranno 4 i pazienti operati al S.Camillo con questo nuovo dispositivo - sottolinea Musumeci - che consentirà di avere una soluzione terapeutica più affidabile per chi è in lista d'attesa. Il dispositivo è costituito da una pompa che porterà ad avere meno complicanze emboliche e una maggiore biocompatibilità. Questo si traduce in una qualità e una aspettativa di vita più stabile rispetto ai sistemi precedenti".
In tempi di spending review e di tagli al Ssn, la montagna da scalare per la cardiochirurgia d'avanguardia diventa sempre più alta. Operazioni come l''HeartMateIII' possono costare molto. "Ma l'equilibrio tra l'innovazione e i costi per il Ssn si può trovare - avverte Musumeci - Nel caso specifico il Centro nazionale trapianti sta monitorando tutti i criteri organizzativi per accreditare le strutture in grado di utilizzare questi sistemi, verificando gli esiti e i risultati delle operazioni. In questo modo - aggiunge l'esperto - si può garantire la qualità e l'efficienza ottimizzando i costi. Andranno identificate le strutture idonee per permettere che questi interventi di alta chirurgia vengano fatti solo dove ci sono capacità umane e tecnologiche all'altezza".
Da un punto di vista tecnologico il cuore artificiale 'HeartMateIII' "si avvicina realmente a una soluzione permanente come alternativa al trapianto", precisa il chirurgo che avverte: "Rimane però ancora il limite di un cavo che attraversa la parete addominale e va all'esterno per collegare il dispositivo alle batterie che alimentano la pompa. Appena verrà messo a punto un sistema di trasmissione per via transcutanea di energia elettrica, potremmo dire di avere una soluzione alternativa al trapianto di cuore naturale".
Musumeci è tornato da poco da un viaggio di lavoro in India dove ha scoperto una realtà sanitaria e medica con punte d'eccellenza "anche se il sistema sanitario è privato - spiega il cardiochirurgo - le strutture indiane hanno fatto passi da gigante e in alcuni casi sono anche superiori per qualità tecnologica alle nostre. Sono interessati a ciò che facciamo in Italia, al nostro modo di lavorare e a come ci approcciamo alle sfide della Medicina. E' un Paese con cui potremmo collaborare proficuamente per sviluppare progetti e condividere conoscenze".
Il direttore della Cardiochirurgia del S.Camillo appartiene a quella generazione di chirurghi che ha rotto spesso gli schemi per arrivare a innovazioni che altrimenti oggi sarebbero ancora sulla carta. Come è accaduto nel caso di Chris Barnard, il chirurgo sudafricano che realizzò nel 1967 il primo trapianto di cuore umano, o l'italiano Vincenzo Gallucci, che nel novembre del 1985 eseguì per primo la stessa operazione a Padova. "In medicina serve una visione chiara del futuro e impegnarsi per lavorare in quella direzione - conclude Musumeci - Capire le strategie da mettere in campo per migliorare le cure e farlo con dedizione e lavoro quotidiano".