Congresso AIT: aggiornamenti su malattie della tiroide e gravidanza
Dal 3 al 5 dicembre 2015 si è svolto il Congresso dell’Associazione Italiana della Tiroide (AIT). La Fondazione Cesare Serono ne ha seguito le sessioni più importanti. Il primo aggiornamento che si propone riguarda le complesse relazioni fra tiroide e gravidanza.
Il Congresso dell’AIT, organizzato da Franco Grimaldi, Direttore del Dipartimento di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Ospedale di Udine, ha visto la partecipazione di oltre 300 specialisti e ha riguardato tutti gli aspetti delle malattie della tiroide. Una delle relazioni più interessanti è stata quella di Susan Mandel dell’Università della Pensilvania (Stati Uniti) che ha passato i rivista le relazioni fra tiroide e gravidanza. Riportiamo di seguito una selezione dei punti toccati.
Assunzione di iodio
In gravidanza aumenta l’eliminazione di iodio dai reni. Questo meccanismo, insieme ad un aumento della necessità di iodio della donna in gravidanza, che deve fornire ormoni tiroidei anche al feto (vedi di seguito), porta a una necessità di assunzione (fabbisogno) di 250 microgrammi di iodio al giorno, quasi il doppio di quello di un uomo adulto (150 mcg/giorno). La relatrice ha segnalato che l’Italia è un Paese a rischio moderato di carenza di iodio, quindi le donne in gravidanza dovrebbero discutere con il loro medico l’opportunità di assumere iodio, per prevenire e correggere eventuali carenze.
Tiroxina (T4) e triiodiotironina (T3)
In gravidanza si verificano cambiamenti delle concentrazioni nel sangue delle proteine alle quali gli ormoni della tiroide sono legati. Questo, a sua volta, può modificare le concentrazioni della T4 totale e di quella libera (FT4). Ad esempio, la relatrice ha indicato che, fra il primo trimestre della gravidanza e i successivi, la concentrazione di T4 totale può aumentare di 40 mmol/L e quella di FT4 diminuire. Altri fattori che favoriscono la modificazione delle concentrazioni degli ormoni della tiroide sono: la variazione della secrezione diTSH, e di altri ormoni che hanno una struttura simile a quest’ultimo, e lametabolizzazione della T4 da parte di un enzima denominato deiodinasipresente nella placenta.
Gli ormoni della tiroide e il feto
Nel feto il tessuto della tiroide si comincia a formare verso l’undicesima settimana di gravidanza, ma alla settima settimana c’è già T3 nel cervello del feto, perché la T4 prodotta dalla tiroide della madre passa attraverso la placenta ed è trasformata in T3 nei tessuti del feto.
Tiroiditi autoimmuni e gravidanza
Susan Mandel ha ricordato che la presenza di tiroiditi a meccanismo autoimmune si può associare a un aumentato rischio di infertilità e aborto. Alcuni studi hanno indicato che, somministrando levotiroxina, in tali casi il rischio di aborto si riduce, ma non esistono raccomandazioni di questo tipo nelle Linee Guida pubblicate. Durante la gravidanza l’ipotiroidismo subclinicoha una frequenza del 2,5% e questa condizione è stata posta in relazione con il rischio di aborto in percentuali molto variabili: dal 10 al 70%, mentre il rischio è del 60% se la ridotta funzione della tiroide è evidente, da un punto di vista clinico e non adeguatamente curata. Secondo alcuni autori, la somministrazione della levotiroxina nelle gravide con ipotiroidismo subclinico avrebbe vantaggi anche nella prevenzione di carenze delle funzioni cognitive nei neonati. La relatrice, a proposito del trattamento dell’ipotiroidismo subclinico, ha concluso che dovrebbe essere somministrato comunque perché i vantaggi della terapia con LT4, in questa indicazione, sopravanzano i rischi che essa comporta. Quanto alla cura della forma clinicamente evidente, dopo il concepimento può essere necessario un adeguamento della dose della levotiroxina, che il medico valuterà di volta in volta, controllando nel tempo gli esami di laboratorio specifici. A questo proposito, si rimanda all’aggiornamento sull’argomento tratto dalla Linee Guida dell’Associazione Americana della Tiroide.
Ipertiroidismo e gravidanza
La relatrice ha trattato tutti i maggiori aspetti di questa relazione, dai casi delle donne già in cura per aumentata funzione della tiroide, che concepiscono un figlio, a quelli nei quali l’ipertiroidismo si manifesta in corso di gravidanza. La gestione di questi problemi può essere più complessa di quella dell’ipotiroidismo perché alcuni dei farmaci usati nella cura dell’ipertiroidismo non possono essere assunti durante la gravidanza e quindi il medico dovrà valutare di volta in volta la soluzione migliore. D’altra parte, un’aumentata funzione della tiroide non adeguatamente controllata può provocare problemi sia alla madre, che al feto e al neonato.