Italia eccellenza mondiale nella lotta ai tumori del sangue
Il contributo del nostro Paese nella ricerca. Diverse malattie oggi sono rese croniche e non fanno più paura. I risultati all’ASH (American Society of Hematology) di Orlando.
Nella lotta i tumori del sangue l’Italia è una delle eccellenze mondiali. E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge nell’osservare l’enorme quantità di studi presentati al convegno ASH (American Society of Hematology) di Orlando, il più importante appuntamento internazionale del settore. Per quattro giorni oltre 15mila esperti hanno discusso dei progressi della ricerca e delle terapie delle principali malattie ematologiche.
Come spiega il professor Fabrizio Pane -Presidente SIE (Società Italiana di Ematologia)- «Ogni anno in Italia quasi 28mila italiani sono colpiti dai tumori del sangue. I passi in avanti nelle sperimentazioni hanno permesso di rendere croniche molte di queste patologie, che un tempo si caratterizzavano per tassi di sopravvivenza molto bassi. Al Congresso ASH sono stati presentati dati importanti sull’immuno-oncologia nel mieloma multiplo, che colpisce ogni anno nel nostro Paese quasi 4.500 persone. Questa nuova arma, che rinforza il sistema immunitario contro il tumore, si è già dimostrata efficace nel melanoma e nelle neoplasie del rene e del polmone. È fondamentale offrire nuove opzioni terapeutiche a persone colpite da una malattia che fa registrare tassi di sopravvivenza a 5 anni pari al 42%».
LE PRINCIPALI MALATTIE EMATOLOGICHE
Oltre al mieloma multiplo, le principali malattie ematologiche sono rappresentate dai linfomi di Hodgkin (1.200 nuovi casi ogni anno in Italia) e non Hodgkin (10.200), dalle sindromi mielodisplastiche (4.000) e dalle leucemie: linfatica acuta (1.000), linfatica cronica (3.000), mieloide acuta (3.000) e mieloide cronica (1.000). Complessivamente ogni anno circa 28mila italiani sono colpiti da queste patologie. Sono migliorati i tassi di sopravvivenza, ad esempio guariscono l’80% delle persone colpite da linfoma di Hodgkin e il 60% dei pazienti con linfoma non Hodgkin. «Nella leucemia linfatica cronica – continua l’esperto- sono stati raggiunti passi in avanti decisivi grazie ai farmaci molecolari, che hanno come bersaglio i meccanismi biologici della malattia e che hanno permesso di abbandonare completamente la chemioterapia».
Ma al congresso statunitense si è parlato anche di terapia genica, settore nel quale gli ampi sforzi profusi nella ricerca –anche italiana- stanno finalmente iniziando a dare i loro frutti sia in termini di sicurezza sia di beneficio clinico. Ad Orlando è stato infatti presentato uno studio con buoni risultati su una terapia genica sperimentale per pazienti anziani con immunodeficienza combinata grave legata al cromosoma X e un altro sui pazienti affetti da sindrome di Wiskott-Aldrich, una malattia rara legata anch’essa al cromosoma X è caratterizzata da trombocitopenia, infezioni ricorrenti, ecchimosi, sanguinamento, eczema, malattie autoimmuni e alta suscettibilità ai tumori.