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Anziani, arriva il 'welfare di condominio' in 7 regioni
Case comuni e portieri sociali, così l'assistenza cambia volto
ROMA - Sono circa 6 milioni nel nostro Paese gli over 65 con problemi non sanitari ma prima di tutto sociali, circa 4 milioni gli anziani con lievi disabilità che non richiedono un'assistenza sanitaria specifica e continua. "Per favorire la permanenza degli anziani a casa propria, contrastando le degenze improprie che raggiungono oggi il 20% e ridurre così i costi socio-assistenziali, arrivano nuovi progetti di assistenza agli anziani già sperimentati in sette Regioni, per un welfare 'fatto in casa'", anzi, "in condominio", spiega Nicola Ferrara, presidente Sigg, la società italiana di Geriatria riunita a Napoli in congresso. Badanti di condominio in grado di assistere con costi ridotti due o più anziani che abitano nello stesso stabile, 'co-housing' per condividere abitazioni diventate troppo grandi e costose per una persona sola, portieri sociali, case comuni e 'care manager', sono alcune delle proposte discusse dagli esperti. I dati ci dicono però che l'80% degli anziani, circa 10 milioni, ha una casa di proprietà e che nel 35% dei casi ci vive da solo: si tratta di appartamenti che nel 65% dei casi hanno più di 4 stanze, in maggioranza vecchie anche se in buone condizioni ma nel 76% dei casi prive di ascensore, problema che può incidere pesantemente sulla qualità di vita dell'anziano. "Uno stato sociale che scricchiola, le esigenze socio-assistenziali degli anziani autonomi o con lievi difficoltà da una parte e le loro condizioni abitative dall'altra, ci hanno portato a interrogarci su come migliorare l'assistenza elaborando un'idea di vecchiaia in cui la casa e il condominio possono rappresentare un luogo privilegiato dove misurare soluzioni per un invecchiamento attivo",osserva Roberto Bernabei, Presidente Italia Longeva. Per raggiungere questo obiettivo in varie regioni sono già stati sperimentati modelli assistenziali 'leggeri' e interventi di edilizia sociale. La badante di condominio si suddivide le ore di lavoro tra più famiglie di uno stesso stabile e ogni famiglia paga le sue ore in quote. E' un progetto partito con successo dall'Emilia Romagna che si sta diffondendo in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia e Basilicata, che permette all'anziano di utilizzare la badante per il tempo necessario e consente all'assistente familiare di ottimizzare il proprio lavoro senza perdere tempo in spostamenti da una parte all'altra della città. Lo stesso principio viene applicato nel progetto "Pronto badante" in corso di sperimentazione da 6 mesi in Toscana, grazie al quale, attraverso un numero verde, entro 48 ore presso l'abitazione dell'anziano interviene un "tutore", quando si manifestano per la prima volta situazioni di disagio o di fragilità. Il "care manager" oltre a informare e orientare la famiglia sui servizi territoriali e sugli adempimenti amministrativi necessari per ottenere un servizio, può erogare un buono lavoro di 300 euro per un contratto di assistenza familiare. "Anche portieri e custodi sociali che tengono sotto controllo le esigenze degli anziani e monitorano il loro livello di salute e sono una vera e propria 'antenna' del medico di famiglia sui bisogni di anziani che vivono da soli, così come il 'co-housing' o il 'silverhousing', ovvero la coabitazione con persone, esempio studenti ma anche pensionati, per allontanare la solitudine e risparmiare, una scelta che senza speciali incentivi, dal 2001 al 2015 è cresciuta di quasi il 200%", conclude Giuseppe Paolisso, past-president SIGG e Rettore della Seconda Università di Napoli.
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