Gli occhiali «smart» per non vedenti che traducono le immagini in suoni
I non vedenti compensano spesso le mancate capacità visive con gli altri sensi, udito in primis. Ed è proprio a partire da questa considerazione che ricercatori del California Institute of Technology di Pasadena hanno sviluppato speciali occhiali «smart» che trasformano le immagini in suoni e che possono essere «personalizzati» per trasmettere informazioni visive.
I nuovi occhiali hanno un nome molto suggestivo. Si chiamano infatti «vOICe» (dove OIC sta per «Oh! I see», ovvero «Oh! Ci vedo») e consistono in un paio di occhiali da sole dotati di una telecamera connessa a un computer. In pratica convertono i pixel del video in suoni, creando una mappa in cui luminosità e posizione verticale sono sostituite da toni e volume. Per esempio un gruppo di pixel scuri sul fondo dell’inquadratura ha un suono tranquillo e toni bassi, mentre un frammento luminoso nella parte alta dell’inquadratura viene convertito in suoni alti e toni acuti. Il modo in cui un suono cambia con il passare del tempo dipende da come appare l’immagine, quando scansionata da sinistra verso destra attraverso l’inquadratura. Chi indossa gli occhiali «magici» percepisce tutto ciò grazie a un paio di cuffie.
L’esperimento e l’algoritmo
Ma come hanno fatto i ricercatori a capire in che modo le persone trasformano intuitivamente determinati oggetti in corrispondenti suoni? Innanzitutto hanno chiesto a volontari vedenti di accoppiare immagini, come strisce, punti e oggetti diversi, a suoni. Mentre a volontari non vedenti è stato chiesto l’opposto, cioè di sentire oggetti differenti e di selezionare il suono che poteva corrispondergli. In questo modo è stato possibile creare l’algoritmo che alla base del sistema «vOICe», che oltretutto produce un risultato facile da intuire anche senza allenamento. Le persone non vedenti che lo hanno testato per la prima volta sono infatti riuscite ad accoppiare forme e suoni con la stessa abilità di chi era stato addestrato. Questa ricerca mostra dunque che non conta solo quante informazioni vengono fornite, ma anche come vengono rese fruibili in modo tale da essere facilmente intuibili. La strada da percorrere per consentire a chi non vede di osservare e capire il mondo reale con degli occhiali speciali è ancora lunga, ma un passo in più è stato fatto. Ora i ricercatori americani si sono rimessi all’opera e stanno analizzando l’attività cerebrale di alcuni volontari con la risonanza magnetica, con l’obiettivo di individuare proprio questo sistema di “mappatura” intuitivo.