Donazione sangue, sarà retribuito anche chi risulta non idoneo
D’ora in avanti anche chi, volendo donare il proprio sangue (o emocomponenti), risulti non idoneo avrà diritto alla retribuzione che spetta a chi effettivamente effettua il prelievo. Lo stabilisce un decreto interministeriale firmato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, per il quale sono stati stanziati 406mila euro all’anno. Dunque l’aspirante volontario (cui il medico del servizio trasfusionale abbia certificato la non idoneità alla donazione) si vedrà pagata, come gli altri, l’intera giornata lavorativa e i contributi figurativi (ovvero i contributi non versati dal datore di lavoro né dal lavoratore, ma direttamente dall’Inps). Un provvedimento, preso d’intesa con il Ministero dell’Economia, che vuole incentivare la donazione di sangue venendo incontro a quei cittadini che, pur ispirati dal valore della volontarietà e gratuità, vengano riconosciuti inidonei alla donazione (guarda i criteri per la donazione).
Già previsto dalla legge del 2005
Con questo decreto si conclude l’iter previsto dall’articolo 8, comma 2, della legge 21 ottobre 2005, n. 219, con cui sono disciplinate le modalità attraverso le quali i lavoratori dipendenti possono vedersi riconosciute la retribuzione e la contribuzione figurativa, nel caso in cui il medico del servizio trasfusionale certifichi la non idoneità alla donazione.